“Festa di Suldè” a Civorio di Civitella: premiato il reduce di guerra Ferdinando Pancisi, 99 anni

Da ben 97 anni, la domenica dopo Ferragosto, nella località dell'appennino forlivese si festeggiano i propri soldati

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Da ben 97 anni, la domenica dopo Ferragosto, Civorio (frazione del comune di Civitella) festeggia i suoi soldati con la tradizionale ”Festa di suldè”. La festa fu infatti ideata nel lontano 1919 e dedicata a S. Antonio da Padova da parte di tutti í soldati civoriesi che avevano combattuto vittoriosamente nella guerra mondiale del 15-’18. E così domenica 21 agosto, in tale occasione, si è svolta la premiazione di Ferdinando Pancisi, anni 99, l’unico reduce di guerra rimasto a Civorio.

Come viene ricordato nel libretto a cura della Pro Loco che traccia la storia di questo evento, in particolare l’iniziativa dei festeggiamenti religiosi e civili fu di Pietro Vignali di Pian della Vigna, poiché tutti e nove i suoi figli erano tornati indenni dalla guerra. L’iniziativa di Pietro fu poi sostenuta da Attilio Venzi di Frasconaglia, detto Tiglion, da Domenico Ermorra del Picchio, contadino del prete, insieme a tutti i parrocchiani. I festeggiamenti avevano inizio già dal sabato sera e proseguivano la domenica con le funzioni religiose del mattino, celebrate da don Domenico Tassinari, parroco di Civorio per circa quarant’anni, le cui spoglie si trovano nel locale cimitero. A mezzogiorno tutti i parrocchiani pranzavano in una baracca di legno coperta con frasche, costruita appositamente per la festa nel piazzale del Castello della Rocca, dove si trovava la canonica. I soldati civoriesi marciavano al suono della Banda di Civitella dalla canonica alla baracca per poi prendere posto a tavola. Una maestosa bandiera tricolore sventolava alle note dell’Inno del Piave. Naturalmente il pranzo era preparato dalle donne del posto. Gli anziani di Civorio ricordano ancora le squisite tagliatelle fatte a mano, gli arrosti di animali nostrani, il fragrante pane cotto nei forni di casa e il buon vino. Nel pomeriggio poi seguiva una funzione religiosa con processione dalla chiesa, situata nel centro del paese, fino al locale Castello. La festa era rallegrata dagli spari con mortaretti: si consumava circa mezzo quintale di polvere da sparo. Ma l’attrazione vera e propria consisteva nel lancio di un enorme pallone gonfiabile, di quasi due metri di diametro, costruito da “Silvino” di Petrella, contenente all’interno un biglietto della festa, che andava ad approdare nei paesi vicini. Anche in quei tempi in occasione della festa giungevano a Civorio le bancarelle di caramelle, lupini, ceci, carrubà, cocomeri, vino della “Pina” di Cigno, della “Nebbiona” di Ranchio, della “Caterina” dí Galeata, di “Zvanin” di Linaro e di un signore di Civitella di cui non si ricorda più il nome. Una caramella piperita costava circa un soldo; un quartino di vino che vendevano Giovanni Vignali e Giuseppe Fabbri veniva pagato circa undici soldi. I prodotti erano esposti nel piazzale antistante la chiesa, sopra un fondo di paglia. La Banda civitellese, composta da una ventina di musicisti, arrivava a Civorio già il sabato sera e pernottava nelle abitazioni dei civoriesi. Il paese contava allora circa 61 famiglie. I paesani, il lunedì dopo la festa, riordinavano e smontavano la baracca di legno. Tiglion, il cassiere della festa, ritirava le somme dei conti e le offerte che avanzavano venivano utilizzate per la festa dell’anno dopo.

Con l’avvento della seconda guerra mondiale ai soldati del ’15 – ’18 si sono aggregati i reduci civoriesi. La tradizione è continuata negli anni a venire caratterizzando la “Festa dei Soldati” come momento di ritrovo dei reduci, dei loro familiari ed amici che per l’occasione ritornano al paese d’origine. Da alcuni anni la Pro Loco si impegna a mantenere viva la tradizione, onorando il merito dei reduci durante due giornate di divertimento ed allegria.

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