I “falsi” si annidano nel carrello della spesa: Coldiretti lancia una raccolta di firme per l’Europa

In ogni mercato contadino e on line si potrà dare adesione alla campagna che ha lo scopo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti in ogni Stato dell'Unione Europea

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E’ partita da parte di Coldiretti una mobilitazione popolare, scattata anche nelle province di Forlì-Cesena e di Rimini, nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. Permangono ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità ed origine incerta che mettono a rischio la salute. La raccolta di firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo viene avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni mercato contadino e on line sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it ma sarà possibile aderire firmando anche presso tutti gli Uffici e sedi Coldiretti.

A rischio “fake” nel carrello della spesa un prodotto alimentare su quattro che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti che ha smascherato la lista dei prodotti della spesa più a rischio in occasione dell’avvio della raccolta firme sulla petizione #stopcibofalso per chiedere al Parlamento Europeo che i consumatori abbiano la possibilità di conoscere da dove arriva il cibo che portano in tavola. Si tratta dell’avvio di una mobilitazione popolare, scattata anche nelle province di Forlì-Cesena e di Rimini, nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana.

Nonostante i passi in avanti, infatti, permangono ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità ed origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano i ripetuti allarmi alimentari che si propagano rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza: dall’ultimo caso del latte in polvere francese alla salmonella per i bambini alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino al succo di arance brasiliane trattate con il carbendazim, un pesticida vietato in Europa. Due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine, come avviene anche per il fiume di 200 milioni di chili di succo di arancia straniero che valica le frontiere e finisce nelle bevande all’insaputa dei consumatori perché in etichetta viene segnalato solo il luogo di confezionamento. Un problema che riguarda in realtà tutti i salumi, la frutta trasformata (dalle confetture alle conserve), l’insalata in busta, il pane o i funghi conservati che spesso arrivano dalla Cina, paese ai vertici mondiali per gli allarmi alimentari.

La raccolta di firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo viene avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni mercato contadino e on line
sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it ma sarà possibile aderire firmando anche presso tutti gli Uffici e sedi Coldiretti. L’obiettivo è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso. Una scelta che ha spinto la Commissione Europea ad avviare con quattro anni di ritardo una consultazione pubblica sulle modalità di indicazione dell’origine in etichetta.

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