Cannabis light. CBWeed su sequestri a Forlì: “Rischia di saltare settore da 40 milioni di euro”

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In riferimento ai sequestri disposti stamani dalla Procura di Forlì, che ha coinvolto molti esercizi della provincia romagnola che commercializzano prodotti a base di cannabis light, CBWeed (una delle principali aziende italiane attive nella filiera di canapa sativa) si dichiara amareggiata e chiede ai legislatori una normativa chiara, con regole certe e senza le quali è “impossibile lavorare”.

 
“Per nostro conto non abbiamo mai, neppure una volta, disatteso la normativa vigente, attenendoci sempre a quanto prescritto dalla L. 242/16 e dalla L. 309/90. A quanto pare non basta” – dichiara Riccardo Ferrini, direttore esecutivo CBWeed. “I nostri prodotti – prosegue Ferrini – sono sottoposti a controlli rigidissimi perché analizzati, a nostre spese, in laboratori specializzati. In questo modo assicuriamo che la qualità della merce messa in vendita abbia elevati standard qualitativi. Non solo; facciamo in modo che i nostri prodotti siano al di sotto del limite previsto dall’attuale normativa”.

Ferrini avverte sulle possibili ripercussioni negative di una normativa, a detta sua, troppo fumosa: “Non è possibile che nonostante una legge ad hoc ci si ritrovi, ogni giorno, a combattere con la legge stessa. Perquisire uno o più negozi, requisirne la merce in maniera aprioristica significa uccidere un mercato e di conseguenza il suo indotto. Arrivati a questo punto non possiamo chiudere gli occhi. Pretendiamo dunque che le istituzioni ci indichino la strada, affinché non si verifichino più avvenimenti del genere. Se c’è un vuoto normativo che genera confusione e lascia spazio a interpretazioni estemporanee quest’ultimo va colmato e non spetta certamente a noi che di mestiere facciamo altro. La politica ci dica quindi cosa dobbiamo fare per rendere i nostri prodotti commerciabili e lo faremo senza battere ciglio.”

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