Tumori Neuroendocrini. La ricercatrice IRST Martine Bocchini presenta promettenti risultati all’Esmo di Barcellona

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Selezionata per partecipare al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) che si è tenuto in questi giorni a Barcellona per presentare i risultati del suo studio sui tumori neuroendocrini: si tratta della dottoressa Martine Bocchini, ricercatrice del Laboratorio di Bioscienze IRST IRCCS – Settore Immuno-Ematologia. La biologa, invitata a discutere il suo progetto in una tavola rotonda insieme ad autorevoli esperti del settore, si è infatti distinta per avere individuato nuovi importanti marcatori prognostici nei tumori neuroendocrini del tratto gastro-entero-pancreatico (NET-GEP).

ESMO – il cui congresso annuale rappresenta uno tra gli eventi di maggior rilevanza continentale in cui i massimi esperti europei si confrontano sullo stato dell’arte della medicina in oncologia e sulle prospettive future – ripone un ampio interesse nei tumori rari, tra i quali ricadono anche quelli neuroendocrini. In particolare, il progetto di ricerca sviluppato dalla dottoressa Bocchini in collaborazione con il Gruppo di Immuno-Ematologia coordinato dalla dottoressa Giorgia Simonetti e la Medicina Radiometabolica guidata dal professor Giovanni Paganelli, ha coinvolto 68 pazienti affetti da tumore neuroendocrino.

Lo studio nasce dalla volontà d’indagare i motivi per i quali, nonostante la base clinica di partenza sia apparentemente la stessa, vi sia un decorso della malattia differente in base al metabolismo del tumore. Pur se accomunati da determinate caratteristiche istologiche, infatti, pazienti con differente esito alle indagini strumentali come la PET con FDG sembrano presentare alterazioni molecolari che possono portare ad un diverso andamento e prognosi della malattia in ciascun paziente. Lo studio di queste alterazioni ha portato all’identificazione di nuovi biomarcatori circolanti nel plasma dei pazienti affetti da NET, in particolare a sede pancreatica – nella fattispecie microRNA – che sembrano possedere un potenziale valore prognostico, ovvero di poter aiutare il clinico a prevedere l’andamento della malattia e l’efficacia della terapia radiometabolica. Si tratterebbe quindi, in prospettiva, di un nuovo importante alleato per i clinici nella gestione del paziente e nella scelta del trattamento dei tumori neuroendocrini in quanto, attualmente, questo tipo di patologia, a causa della sua eterogeneità, può contare solamente su marcatori che indicano la tipologia di tumore ma non la sua risposta alla terapia.

La prospettiva futura alla quale mirano i ricercatori è quella di indagare la correlazione tra la presenza di questi biomarcatori nel sangue del paziente e il bersaglio della terapia radiometabolica. Qualora questo venisse confermato, si potrebbero utilizzare questi microRNA come espediente terapeutico, manipolandoli a favore della cura affinché possano incrementarne l’efficacia a beneficio del paziente.

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