Giuseppe Ledda presenta “Il bestiario dell’aldilà” per ForlìDante

L’Associazione Culturale Direzione 21 in collaborazione con il Comune di Forlì presenta: FORLÌDANTE. Tòta la Cumégia VI Edizione, giovedì 6 febbraio, ore 17.30 alla sala degli Incontri, Palazzo Romagnoli, via Cesare Albicini, 12, a Forlì. Giuseppe Ledda presenta la conferenza studio: Il bestiario dell’aldilà. Gli animali nella Commedia di Dante, (formazione Docenti Scuole primarie e Secondarie). Ingresso gratuito.

L’INCONTRO

Una tra le presenze più sorprendenti nel poema dantesco è quella degli animali. Si tratta di una presenza continua e variatissima, che si esprime soprattutto nelle similitudini. Si va dalle tre similitudini ornitologiche usate in Inferno V per le anime dei lussuriosi (storni, gru e colombe) fino alle api cui sono paragonati gli angeli nell’Empireo (Paradiso XXXI), passando attraverso decine di altre occorrenze. Per fare pochi esempi e dare un’idea della ricchezza del fenomeno, si può pensare all’affollarsi delle similitudini animali nei canti infernali dei barattieri (Inf. XXI-XXII): delfini, ranocchi, rane, lontre, anatre, falchi). Tuttavia non bisogna pensare che la similitudine animale svolga esclusivamente una funzione di degradazione bestiale nei confronti dei dannati. Altrimenti come potremmo spiegare le numerose immagini animali che Dante usa per gli spiriti del Purgatorio? Eppure nella seconda cantica incontriamo colombi, pecore, leoni, buoi, sparvieri, e così via, sino alle formiche, alle gru e ai pesci cui sono paragonate le anime dei lussuriosi nell’ultima cornice.
E perfino nel Paradiso i movimenti e gli atteggiamenti dei beati sono continuamente illustrati attraverso similitudini animali: pesci, bachi da seta, falchi, pole (un tipo di cornacchie)… Nel cielo di Giove, poi, le anime dei giusti formano la figura di un’aquila, i cui gesti sono ulteriormente paragonati a quelli di altri uccelli: falco, cicogna, allodola. E nella terza cantica non manca neppure un selettivo ma eloquente bestiario di Beatrice, paragonata a un’aquila che fissa gli occhi nel sole e un uccello che desidera nutrire i figli nel nido.
Per l’interpretazione di queste immagini dantesche bisogna sempre tenere presente che nella cultura medievale era presente una vasta letteratura naturalistica e zoologica, rappresentata soprattutto dai bestiari e dalle compilazioni enciclopediche, dove si raccoglievano le caratteristiche dell’animale (aspetto, abitudini, comportamento), non distinguendo tra dati reali e immaginari, e si offriva poi un’interpretazione simbolica, morale, allegorica dei dati naturalistici. L’uomo medievale aveva a disposizione una ricca biblioteca zoologica, un thesaurus ampio e diversificato di animali biblici, simbolici, allegorici, moralizzati, esemplari, scientifici, poetici, i quali non potevano non popolare la sua memoria e il suo immaginario, e condizionare il suo modo di guardare e interpretare anche gli animali osservati nella realtà.
Così, quando nel poema dantesco si incontrano similitudini animali, bisogna prestare particolare attenzione, perché non si tratta di semplici quadretti naturalistici nei quali spicca lo spirito di osservazione del poeta e trova espressione il suo realismo, come una lunga tradizione critica ha sostenuto. In esse agiscono sempre complesse strategie di costruzione del significato, attraverso l’attivazione dei significati simbolici che agli animali erano attribuiti nell’esegesi biblica, nei bestiari e nelle enciclopedie, ma anche tramite allusioni alla presenza degli animali in altri testi poetici antichi e medievali.

Giuseppe Ledda ha conseguito la Laurea in Filosofia all’Università di Firenze, la Laurea in Lettere Classiche all’Università di Bologna e il Dottorato in Scienze Letterarie all’Università di Pavia.
Dal 2000 insegna a vario titolo all’Università di Bologna, dove è attualmente professore associato di Letteratura italiana e tiene gli insegnamenti di Letteratura italiana, Letteratura e critica dantesca, Letteratura e filologia dantesca.
Il suo principale campo di ricerca è costituito dagli studi danteschi e medievali. I suoi lavori danteschi più recenti si concentrano intorno ad alcuni interessi: il rapporto con la cultura classica; il riuso dei modelli biblici e agiografici; le similitudini animali e il loro rapporto con il bestiario medievale; l’ineffabilità nei suoi aspetti retorici e teologici; la ripresa del modello dantesco in Boccaccio e in Petrarca. Si occupa anche di letteratura del Rinascimento, con alcuni lavori sui poemi cavallereschi da Pulci ad Ariosto, e di letteratura del Novecento, su cui ha offerto contributi intorno alla poesia di Montale e alla narrativa di Sergio Atzeni.
È autore di numerosi saggi e articoli. Tra le sue pubblicazioni sono i volumi danteschi La guerra della lingua. Ineffabilità, retorica e narrativa nella «Commedia» di Dante, Ravenna, Longo, 2002; Dante, Bologna, il Mulino, 2008; La Bibbia di Dante, Torino, Claudiana, 2015; Leggere la «Commedia», Bologna, Il Mulino, 2016; Il bestiario dell’aldilà. Gli animali nella «Commedia di Dante», Ravenna, Longo, 2019.
Collabora dal 2005 con il Centro Dantesco di Ravenna ed è membro del Comitato scientifico della “Sezione Studi e Ricerche”. In tale ruolo ha curato l’organizzazione dei convegni biennali del Centro Dantesco e la pubblicazione dei seguenti volumi: La poesia della natura nella «Divina Commedia», Ravenna, Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, 2009; La Bibbia di Dante. Esperienza mistica, profezia e teologia biblica in Dante, ivi, 2011; Preghiera e liturgia nella «Commedia», ivi, 2013; Le teologie di Dante, ivi, 2015; Dante e la cultura religiosa medievale. In ricordo di Anna Maria Chiavacci Leonardi, ivi, 2018; Poesia e profezia nelle opere di Dante, ivi, 2019.
È condirettore della rivista «L’Alighieri» e membro del Comitato Direttivo della rivista «Studi Danteschi». È membro del Consiglio Scientifico della Società Dantesca Italiana, del Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche 2021 e dei comitati scientifici di centri di ricerca italiani e internazionali. Nel 2016 ha ricevuto il Lauro Dantesco del Comune di Ravenna.