Coordinamento Centri antiviolenza ER: serve maggiore impegno per contrastare violenza contro le donne

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Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna celebra l’8 marzo Giornata internazionale della donna diffondendo i dati relativi al 2019 e chiede alle istituzioni un maggiore impegno nelle azioni di contrasto alla violenza maschile contro le donne.

Il 13 gennaio scorso è stato pubblicato il rapporto del Grevio – il gruppo di esperte/i che vigila sulla corretta applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza di genere. Il rapporto ha messo in luce le criticità che impediscono, a cinque anni dalla sua entrata in vigore, la piena applicazione della Convenzione di Istanbul. Le leggi sul femminicidio, quella sul codice rosso e il Piano nazionale antiviolenza non riescono ancora a dare risposte adeguate, i femminicidi non diminuiscono e sono sempre più numerose le donne che denunciano pubblicamente di essere state vittimizzate nei tribunali e di aver perso l’affidamento dei figli con l’accusa di averli manipolati ai danni del padre. Tutto questo avviene anche in presenza di denunce o condanne per maltrattamenti perché le Ctu – consulenze tecniche d’ufficio – non tengono conto della violenza familiare e il rifiuto paterno da parte dei bambini viene spiegato con la alienazione parentale, una teoria priva di qualunque fondamento scientifico che purtroppo continua ad essere riconosciuta solo dalla psicologia giuridica.

Le donne non vengono credute a causa di pregiudizi e di stereotipi sessisti che resistono perché gli operatori di giustizia e dei servizi sociali non sono formati adeguatamente, confondono la violenza con il conflitto e giudicano le donne corresponsabili delle violenze o ritengono che le denunce siano strumentali. Le leggi non bastano da sole a contrastare la cultura del femminicidio è necessario che i diritti delle donne e la lotta alle disparità e alle discriminazioni siano poste al centro dell’agenda politica, solo così si potranno realizzare interventi integrati e sistemici a sostegno delle donne che vogliono uscire dalla violenza ed eliminare alla radice il femminicidio.

Per denunciare questa situazione, D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, di cui i centri del Coordinamento fanno parte, ha lanciato una campagna “Violenza sulle donne. In che Stato siamo?” (https://www.direcontrolaviolenza.it/) che sta diventando virale.

Il Coordinamento dei Centri antiviolenza ha aderito, lo scorso mese di gennaio, alla campagna #Pensaci prima per chiedere ai candidati e alle candidate delle elezioni regionali di formulare tre proposte concrete impegnandosi pubblicamente contro la violenza di genere con la richiesta di raddoppiare e rendere strutturali le risorse ai centri antiviolenza, sostenere economicamente le donne in uscita dalla violenza, e costituire un fondo regionale per coprire le spese di assistenza legale. https://www.pensaciprima.info/

Anche quest’anno il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ha raccolto i dati relativi all’attività nel 2019 dei 14 centri antiviolenza che ne fanno parte.

Le donne che hanno chiesto aiuto nel 2019 sono state complessivamente 4.389. Fra queste, 4.035 donne hanno subito violenza (il 92%). Quelle che hanno preso contatto per la prima volta perché hanno subito violenza, sono state 3.154, quelle che hanno continuato un percorso iniziato in anni precedenti il 2019 sono state 881.

Mettendo a confronto i dati del 2019 con quelli raccolti nel 2017 e nel 2018 si evidenzia un aumento costante delle donne accolte, di circa 5% l’anno. Rispetto al 2017, le donne nuove accolte che hanno subito violenza sono aumentate infatti di 302 unità, pari all’11%, nel 2017 erano state infatti 2.852.

Il dato disaggregato per centro evidenzia che l’aumento non si verifica in modo omogeneo su tutto il territorio regionale. In alcuni luoghi, come a Bologna e Rimini, la percentuale si presenta maggiore rispetto alla media.

Le donne provenienti da altri paesi nel 2019 sono state 1.057 pari al 35%, una presenza simile a quella rilevata negli anni precedenti (+1% rispetto al 2018 e sempre +1 rispetto al 2017). Le donne italiane sono state 1.989 il 65%.

Le donne nuove accolte che subiscono violenza con figli/e sono state 2.165, pari al 74%.  Fra di esse coloro che hanno figli/e vittime di violenza sono il 51% (1.097).

I figli/e delle donne accolte – in larga maggioranza minorenni – sono in totale 3.565. Fra di essi il 52% (1.848) ha subito violenza diretta o assistita.

Le donne accolte che subiscono violenze fisiche sono pari al 62% (1.957 donne); coloro che subiscono violenze psicologiche sono l’89% (2.809 donne); coloro che subiscono violenze economiche sono il 37% (1.170 donne); coloro che sono vittima di violenze sessuali sono il 14% (443 donne). Percentuali che variano di poco rispetto agli anni precedenti.

Le donne ospitate nelle case-rifugio e nelle altre strutture dei centri antiviolenza aderenti al Coordinamento, nel corso del 2019 sono state 296, i figli/e minori ospitati 339, per un totale di 645 donne e minori ospitati. La permanenza media è di 92 notti per madre/figlio/a. Rispetto al 2017, il numero delle donne e dei minori ospitati aumenta complessivamente di 91 unità pari al + 16%, un dato che riflette positivamente l’aumento delle strutture a disposizione dei centri antiviolenza, per rispondere ai bisogni portati dalle donne che subiscono violenza.

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