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Pensiamo al dopo epidemia: ricostruiamo su radici, memoria, fratellanza e speranza

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Quattro sono i pilastri portanti su cui ricostruire il futuro dopo questa emergenza sanitaria: le radici, la memoria, la fratellanza e la speranza.

Le radici sono le persone che ci hanno lasciato e che ci accompagneranno in forma diversa nella nostra esistenza; sono i nostri “nonni”: sentiremo ancora più forte il legame con coloro che sono rimasti; radici sono alcune scelte lungimiranti compiute in questi settant’anni di Repubblica, una su tutte l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, un vanto per il nostro Paese e per il vivere civile.

La memoria, affinché non ci si dimentichi di queste settimane e mesi, perché si faccia tesoro degli errori, perché si potenzino e migliorino alcuni servizi essenziali e procedure, perché l’Unione Europea non sia più quella che abbiamo conosciuto in questi ultimi quindici anni, ma torni alle sue origini, ad essere solidale e lungimirante. Elaborato il lutto di questo periodo, forse, verrà anche il momento di dirsi che quanto il Covid-19 ha momentaneamente bloccato non può e non deve essere la normalità cui ritornare come se nulla fosse.

Cogliamo con favore questo tempo per “fare memoria”, per setacciare e tenere ciò che è umano e gettare via quello che umano non è. Il sistema economico che stiamo conoscendo da quarant’anni a questa parte è malato: respinge o annacqua gli accordi sul clima; non investe in istruzione, formazione, sanità pubblica, ricerca, sviluppo; continua a consumare risorse e ad inquinare la natura, rende meno dignitoso il lavoro; favorisce disuguaglianze, ricchezze sfrenate, povertà assolute. Abbiamo bisogno di un sussulto di responsabilità. Quella che abbiamo costruito finora, forse, non era proprio “vera” normalità.

La fratellanza fra gli esseri umani: riscopriamo, ripensando e rimodellando il tempo che ci sta di fronte, come siano belle e uniche le relazioni, come siamo tutti uniti da un unico filo rosso che si chiama vita e si chiama morte, come non esistano differenze o distinzioni fra essere umani, come tutti siamo fratelli e sorelle, senza distinzioni di lingua, sesso, religione opinioni politiche personali, condizioni sociali. La fratellanza chiede e promuove solidarietà: la solidarietà cambia il mondo e il cuore delle persone.

Ci accompagni infine la speranza perché anche nei frangenti più bui e oscuri della storia, sappiamo che tutto ha un senso indipendentemente da come andrà a finire. Tante sono le domande e le incertezze, ma dopo la notte ci sono sempre l’alba e il giorno; dopo il calvario e la croce, sempre la Resurrezione. La speranza non delude, la speranza consola e sostiene.

Rimbocchiamoci le maniche!

Edoardo Russo, Presidente di Azione Cattolica Diocesi Forlì-Bertinoro

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