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Forlì in lutto per la morte di Giancarlo Guardigli. Era conosciuto come “Smith”

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Il forlivese Maurizio Gioiello segnala la scomparsa dell’orologiaio concittadino Giancarlo Guardigli, noto da sempre come “Smith”.

“Se ne è andato ieri, domenica 10 maggio 2020, e subito la notizia si è diffusa in città. Era infatti un volto assai noto, essendo il titolare della gioielleria sita al numero 62 di corso Mazzini. Ma lui non avrebbe voluto che si definisse in tal modo, preferiva dire negozio, anche se il termine più appropriato sarebbe stato orologeria. Sì, perché Smith era un orologiaio certosino, uno degli ultimi rimasti in attività. Saliva le due brevi rampe che danno accesso a un minuscolo soppalco e si insediava nel suo ufficio. Lo chiamava proprio cosí. Quando sentiva una voce conosciuta entrare in negozio, scendeva per salutare l’amico e poi, terminate le quattro chiacchiere canoniche, salutava  dicendo “vado su in ufficio”.

L’ ultima volta in cui l’avevo visto risale a un paio di mesi fa, il sabato di marzo precedente la chiusura delle attività economiche per l’emergenza Covid 19. I segni della malattia c’erano eccome, sul suo viso smagrito e assai pallido, ma lo spirito era rimasto quello di un tempo. Mi disse, in quella circostanza, che sarebbe voluto morire al suo tavolo di lavoro, nel minuscolo soppalco: il suo piccolo mondo antico, di cui era sovrano assoluto e che dava senso a tutta la sua esistenza. Se gli avessero chiesto quale fosse il luogo in cui si sentiva felice avrebbe di certo indicato quello.

Smith era un tipo davvero singolare. Lo si capiva subito, fin dagli orari di apertura della sua gioielleria: “da quando mi sveglio a quando vado a dormire”. Non era un modo di dire, era la realtà. Prima delle 11 era impossibile trovarlo, così come non si parlava di riaprire, nel pomeriggio, se non dopo le 17. Poca voglia di lavorare? Macché. Lui lavorava di notte. Anche se usciva con gli amici, nelle innumerevoli serate passate in compagnia, era capace di tornare nel suo “ufficio” a notte fonda, per uscirne solo alle prime luci dell’alba, dopo aver terminato le riparazioni in scadenza per la giornata successiva. Per questo, poi, al mattino apriva alle 11.

Un tipo particolare, si diceva. Ma meglio sarebbe definirlo un ‘tuttologo’. Sapeva di tutto (secondo lui), tanto da dire la sua in ogni occasione. Socio storico del circolo La Scranna, amava la musica, il ballo e lo sport, specie di calcio (era tifoso del Torino) ma anche di ciclismo, e soprattutto il biliardo (specialità boccette). A quest’ultimo ha dedicato almeno 50 anni di attività agonistica, ma non è assurdo sostenere che abbia trascorso attorno al rettangolo verde tutto il tempo libero a sua disposizione.
Non era un campione, questo proprio no, ma era un’autorità assoluta, con i suoi giudizi tecnici tranciati e le sue certezze apodittiche. Chi non lo conosceva poteva anche trovarlo antipatico e spocchioso, ma quando poi lo frequentavi facevi presto a capire che era davvero un brav’uomo, uno di quelli che lascia una traccia di sé indelebile.

Mi piace ricordarlo, in una notte di 41 anni fa, a “L’altro mondo” di Rimini, nota discoteca prestata in quella occasione al biliardo, per le finali del campionato provinciale. Bene, Smith stava giocando l’ultima palla dell’ultima partita, quella decisiva. Silenzio assoluto. Mentre si concentrava, a un certo punto alzò lo sguardo e chiese all’arbitro:”Che succede se faccio solo 8 punti? “Erano quelli necessari per vincere l’incontro, ma non sarebbero stati sufficienti per far passare il turno alla squadra, a causa della differenza punti complessiva. L’arbitro glielo disse, aggiungendo che ne sarebbero stati necessari 10. Smith assentì, prese la palla, palleggiò tre volte sulla lavagna, poi bocciò: 10 punti! E tripudio assoluto. A rivederci, grande e indimenticabile Smith.

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