Operazione “Supercar”. Carabinieri di Rimini disarticolano sodalizio criminale dedito a truffe su tutto il territorio nazionale

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Alle prime luci dell’alba di oggi giovedì 21 maggio, a Rimini, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rimini hanno rintracciato e tratto in arresto 4 persone, in esecuzione di ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Rimini su richiesta della locale Procura della Repubblica:

Si tratta di C. M., 37/enne di origini romagnole, F.L., 62/enne di origini riminesi, M.C. 45/enne di origini pugliesi e R.S. 46/enne di origini rumene. Contestualmente M.A.M., 53/enne di origini libanesi, è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla PG. Gli indagati, tutti gravati da precedenti di polizia, sono ritenuti responsabili del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di truffa.

Il provvedimento cautelare, emesso dal GIP del Tribunale di Rimini su richiesta del Sostituto Procuratore Luca Bertuzzi, titolare del fascicolo processuale, scaturisce da una complessa ed articolata attività info-investigativa, portata avanti con metodiche tradizionali ma anche con l’ausilio di sistemi tecnologici, condotta dagli uomini della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rimini.

L’indagine ha consentito di accertare l’esistenza di uno stabile sodalizio criminale, caratterizzato da una consolidata struttura organizzativa e da un comune progetto criminale, dedito alla commissione di truffe nel commercio di autovetture usate di fascia medio/alta.

I militari dell’Arma, a seguito di una denuncia – querela per tale tipologia di truffa presentata nel mese di agosto dello 2019, hanno avviato un’attività d’indagine il cui sviluppo ha permesso di raccogliere importanti elementi dimostrando che il sodalizio criminale, con base nella città malatestiana, di fatto operasse sull’intero territorio nazionale.

carabinieri Rimini Operazione Supercar

Il modus operandi degli indagati prevedeva il pagamento dei veicoli con assegni falsi, l’intestazione dei mezzi ad alcuni soggetti italiani, membri anch’essi dell’associazione ma con ruoli marginali, e la successiva immediata esportazione all’esterno al fine di alienarli in Paesi stranieri così da rendere particolarmente difficoltosa, se non impossibile, l’eventuale attività di rintraccio da parte delle vittime nel momento in cui si rendevano conto di essere state raggirate.

L’illecita attività partiva con l’iniziale individuazione delle potenziali vittime le quali venivano adescate tra coloro che avevano intenzione di vendere la propria auto. La scelta della vittima avveniva consultando gli annunci di numerosi siti di compravendita on-line, selezionando gli annunci di potenziale interesse e contattando il venditore al fine di “tastarne il polso” e comprendere se fosse una “facile preda”.

Una volta che la vittima veniva scelta dal promotore ed organizzatore dell’associazione sulla scorta di una presunta maggiore ingenuità captata nel corso di diversi contatti telefonici, subentrava un altro membro dell’associazione il quale, presentandosi come un rivenditore di auto, contrattava la compravendita del veicolo ed incontrava personalmente la vittima.

Raggiunto l’accordo, i rei effettuavano il passaggio di proprietà presso una agenzia di pratiche auto, solitamente nel luogo di residenza della vittima, pagando quanto concordato mediante l’utilizzo di assegni sì falsi, ma di ottima fattura.

Per eludere l’immediata verifica relativa alla genuinità e copertura del titolo di credito, i criminali erano soliti effettuare tale operazione nel pomeriggio del venerdì poiché, essendo gli istituti di credito chiusi nel fine settimana, l’ignaro venditore non aveva modo di accorgersi della patita truffa non prima del lunedì successivo. In tale lasso di tempo il veicolo, ormai nelle mani dell’organizzazione, veniva immediatamente portare all’estero da altri membri del sodalizio criminale, pronto per esser immesso sul quel mercato.

L’attività di indagine, svolta dal mese di agosto 2019 al mese di febbraio 2020, ha consentito di documentare 40 episodi di truffa, con un danno patrimoniale per le vittime stimato in circa €. 600.000.

Uno dei 4 arrestati dovrà rispondere anche del reato di tentata estorsione poiché, dopo aver portato a conclusione una illecita compravendita con le metodiche di cui sopra, non riuscendo ad esportare immediatamente il veicolo in questione, ha ricontattato la vittima chiedendogli il pagamento della somma di 800 euro in contanti al fine di rientrare in possesso del proprio bene.

Gli accertamenti posti in essere dai militari, condivisi pienamente dall’Ufficio di Procura, hanno consentito di ottenere celermente l’emissione da parte del GIP del Tribunale di Rimini del provvedimento cautelare in questione il quale, eseguito mercoledì scorso, ha posto definitivamente la parola fine a siffatto sodalizio criminale.

Sono attivamente in corso le ricerche dei veicoli oggetto di truffa che saranno sottoposti a sequestro per la successiva restituzione ai legittimi proprietari.

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