Forlì. A un anno dal ballottaggio, Morgagni e Calderoni (Forlì e Co) tracciano bilancio e prospettive del Consiglio comunale

“Ad un anno di distanza dalle elezioni del giugno 2019, durante le quali è maturata la storica sconfitta del centrosinistra al ballottaggio, è tempo di esaminare in retrospettiva quella vicenda. A nostro avviso, la vittoria del centrodestra ha trovato le sue radici nella concomitanza fra l’apice del consenso toccato dalla Lega e i limiti mostrati dal centrosinistra, che non è riuscito a costruire per tempo una vera coalizione ed è stato insufficiente nella definizione di una proposta programmatica chiara, tardando oltremodo poi ad individuare la figura del candidato Sindaco” riporta la nota di Federico Morgagni e Giorgio Calderoni consiglieri comunali di Forlì e Co.

“Circa sei mesi dopo, il voto per le elezioni regionali ci ha consegnato altri elementi di riflessione – proseguono i consiglieri -. In primo luogo si è reso evidente che il centrodestra non gode oggi a Forlì di un consenso elettorale maggioritario, mentre per il centrosinistra è emerso chiaramente che per tornare a vincere è necessaria una coalizione larga e plurale, aperta al contributo e alla presenza di un forte civismo. Nel corso di un anno è andato trasformandosi anche il rapporto fra maggioranza e opposizione in Consiglio comunale. Sul fronte della maggioranza, i recenti casi Lasaponara e Catalano hanno rotto l’unanimismo che aveva contraddistinto l’epoca “pre covid”: é significativo il voto del 25 maggio scorso su un progetto urbanistico, approvato solo grazie al voto favorevole di “Italia viva”. Questa vicenda, del resto, dimostra come anche sul fronte dell’opposizione il passaggio ad “Italia Viva” del consigliere Marchi abbia determinato una situazione di “movimento”. Il vero monolite resta il gruppo “5 stelle”, che si è collocato sinora su una posizione piuttosto defilata, di opposizione assai “soft” rispetto a quella praticata nella scorsa legislatura nei confronti del centrosinistra. Il nostro auspicio è che il Movimento 5 Stelle superi questa condizione d’immobilismo e si renda disponibile ad un confronto programmatico sui temi che ci possono accomunare (partecipazione, trasparenza, ambiente) e rispetto ai quali invece vediamo molto più difficile una sintesi fra le posizioni di Cinque Stelle e Lega”.

“Nella fase di emergenza in atto, a nostro avviso,  – puntualizzano i due consiglieri – è proprio il Consiglio comunale che deve recuperare un ruolo effettivo di sede di confronto e dibattito sulle scelte che riguardano la città. Per questo motivo, è necessario che i gruppi consiliari superino la logica del “muro contro muro” che ha sostanzialmente caratterizzato il primo anno di vita dell’assemblea elettiva cittadina e si sforzino di fare proprio il monito del Presidente Mattarella a “trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali” e a ispirarsi a “serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. Da questo punto di vista, tuttavia, ci pare che né il Sindaco né la Presidente del Consiglio comunale abbiano inteso rendere il Consiglio luogo di un reale confronto politico sui problemi della città. Da parte della Presidenza una serie di episodi hanno sollevato seri dubbi sulla capacità di assicurare una gestione imparziale e ordinata delle sedute. Solo in alcune Commissioni consiliari permanenti la discussione si è svolta nel necessario clima di confronto nel merito dei problemi, sebbene ciò non valga certamente per la Commissione di indagine sugli affidi, voluta sull’onda del caso Bibbiano a luglio scorso dalla maggioranza, e della quale si sono perse le tracce. In questo quadro le motivazioni dell’esperienza di Forlì e Co. escono rafforzate e si indirizzeranno in due direzioni. In Consiglio vogliamo contribuire alla costruzione di un proficuo “clima” di discussione e, quando necessario, collaborazione sui temi cruciali per la città; in città vogliamo proseguire, nelle forme post covid, l’avvio di un dibattito pubblico e stimolare l “attivismo civico”, collaborando con tutte le esperienze sociali e civili cittadine. L’orizzonte è una sorta di Agenda 2024, per costruire un’autentica e rappresentativa lista civica alle prossime amministrative”.

“A livello programmatico,  – spiegano -nella fase post emergenza s’impone l’adozione di interventi concreti: – è necessario un ripensamento del sistema sanitario e socio-assistenziale che potenzi la domiciliarità e territorialità. In ciò il Comune – che esprime la presidenza del Comitato di Distretto- è parte in causa fondamentale, ma ad oggi ha mostrato sul tema solo afonia e disinteresse; – un’altra questione riguarda la ripresa delle attività scolastiche. Mentre il Governo sta definendo i protocolli di sicurezza, occorre che il Comune si attivi per censire locali e attrezzature disponibili e realizzi gli interventi per assicurarne l’agibilità.  C’è poi il problema derivante dalla chiusura prolungata delle attività produttive. Siamo rimasti sconcertati dalle dichiarazioni dell’Assessore Cicognani sul fatto che il Comune non intende anticipare la Cassa integrazione in deroga. Riteniamo che sia una decisione sbagliata, che lascia senza sostegno lavoratori e famiglie prive di reddito, creando per di più un’evidente diseguaglianza di trattamento rispetto a molti comuni limitrofi che questa scelta l’hanno fatta. Più in generale, guardando al medio periodo servono progetti e interventi non convenzionali per sostenere la ripresa. Non si può tornare ai vecchi schemi, bisogna pensare la Forlì del futuro con una visione complessiva e non settoriale. Il cosiddetto modello dell’economia lineare, basato sull’assunto che materie prime e risorse ambientali sono infinite, già obsoleto prima della crisi, ora non ha alcun futuro. La ripresa dovrà far cessare il consumo sfrenato di risorse, suolo e territorio, e da questa consapevolezza dovranno derivare scelte di bilancio a favore di ambiente e clima, scelte urbanistiche, normative e regolamentari. Gli investimenti pubblici comunali per sostenere la ripresa, devono supportare i nostri distretti nella transizione economica verso nuove tecnologie digitali/informatiche, fonti d’energia rinnovabili e decentrate, nuovi modelli di relazione tipici di un’economia di condivisione. Sul piano infrastrutturale vanno stanziate risorse per potenziare gli incentivi regionali e governativi per la mobilità dolce e sostenibile. Altri fondi vanno destinati alla creazione di una vera e propria cintura verde periurbana necessaria per temperare le ondate di calore estive e per catturare CO2. Recuperare e rigenerare il patrimonio abitativo. In città si stima la presenza di 2000 appartamenti sfitti e molte famiglie vivono in abitazioni degli anni ’50-70′ che necessiterebbero profondi interventi di miglioria. Approfittando anche degli incentivi governativi bisognerebbe accompagnare con agevolazioni fiscali e normative la riqualificazione sismica ed energetica degli edifici per renderli sicuri e autosufficienti. E’ tempo di ragionare anche su una rivisitazione organica del PRG, favorendo tutte le azioni di rigenerazione urbana e la demolizione e ricostruzione di abitazioni. Questo tipo di azione va prioritariamente attuato sul patrimonio pubblico”.

“La svolta per il centro storico può partire dall’individuazione di una finalità d’uso per aree da troppo tempo dismesse (es. il distretto di via della Ripa), e dal chiarimento sul destino di una istituzione culturale fondamentale come il palazzo del Merenda, sul cui recupero, già in atto con la precedente Amministrazione, sembra calato un velo di silenzio che rischia di pregiudicare la stessa tenuta statica dell’edificio. Più in generale il centro storico può essere un’opportunità solo se diventa luogo d’incontro culturale, di socialità e vita quotidiana legata alla residenza. Andrebbero anche definiti incentivi per attività commerciali di qualità, puntando sul chilometro zero e i prodotti del territorio. E’ necessario inoltre potenziare e allargare l’offerta culturale, sostenendo il ricco tessuto di operatori e associazioni cittadine e rafforzare la sinergia con l’università. Per le attività commerciali il modello di sviluppo improntato sulla crescita ipertrofica di grandi superfici di vendita è ormai del tutto anacronistico e non risponde alle esigenze del mercato e dei consumatori. In quest’ottica non solo è da respingere la variante proposta dalla Giunta a Coriano, ma va aperto un confronto sull’opportunità di una moratoria sulla realizzazione di nuove aree commerciali medie e grandi, favorendo piuttosto negozi di vicinato e attività di prossimità” termina la nota dei due consiglieri.