Bilancio di genere e le linee guida di Ateneo: ancora ampi scarti tra studenti e studentesse nelle discipline scientifiche

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Il Consiglio d’Amministrazione di Ateneo ha approvato oggi all’unanimità, due importanti documenti sul tema delle pari opportunità: la quinta edizione del Bilancio di genere dell’Ateneo e le Linee Guida per la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale.

Il Bilancio di genere, promosso dal Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni nel lavoro, giunto alla sua quinta edizione, rappresenta una fotografia relativa all’anno 2019 delle azioni positive promosse all’interno di un piano di uguaglianza di genere, ma fornisce anche dati di estrema importanza sulle disuguaglianze che ancora permangono in tutte le componenti dell’istituzione, la comunità studentesca, la comunità docente e quella del personale tecnico-amministrativo.

Per quanto riguarda l’accesso agli studi, si possono rilevare ancora preoccupanti squilibri, in particolare in certi ambiti di studio, con una netta prevalenza maschile nell’ambito delle discipline cosiddette STEM (in particolare i corsi dell’area dell’Ingegneria) e una netta prevalenza femminile nei corsi dell’area Educazione e professioni di cura.

Nonostante i migliori risultati delle studentesse nel corso degli anni di studio e nel voto di laurea, e malgrado una maggiore partecipazione femminile ai bandi di mobilità e scambi internazionali, permane ancora un certo gap retributivo che penalizza le laureate Unibo a 1, 3 e 5 anni dalla laurea rispetto ai corrispettivi laureati di genere maschile.

Relativamente al personale docente si rileva un lieve, ma costante miglioramento nel ruolo degli ordinari, dove il reclutamento vede, dal 2016, un incremento della componente femminile che fa ben sperare per il futuro : l’indice che quantifica il cosiddetto « soffitto di cristallo », vale a dire l’insieme di barriere che ostacolano gli avanzamenti di carriera della componente accademica femminile vede infatti l’Ateneo di Bologna in posizione leggermente migliore rispetto alla media nazionale.

Margini di grande miglioramento riguardano invece la presenza femminile nelle posizioni di vertice della didattica e della ricerca. Per quanto riguarda, invece, il personale tecnico-amministrativo le percentuali vedono una maggiore partecipazione femminile un po’ in tutte le posizioni (c’è ad esempio perfetta parità nei ruoli dirigenziali), ma i dati relativi ai congedi lasciano supporre che a livello sociale sia ancora molto lunga la strada affinché i ruoli di cura non siano affidati unicamente alle donne, ma ci sia una più equa distribuzione.

Rispetto al 2018 l’indice UGII, un indice numerico che è il riflesso della distanza ancora esistente rispetto a una situazione di ideale uguaglianza di genere, è in miglioramento, elemento che spinge tutta la comunità accademica a impegnarsi ancor di più affinché il cambiamento culturale, ma anche sociale, possa avvenire negli anni a venire a un ritmo più veloce.

Tra le azioni positive si inseriscono anche le Linee Guida per la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale redatte da un gruppo di linguisti e linguiste dell’Ateneo in collaborazione con alcune componenti della comunità tecnico-amministrativa.

Le Linee Guida, che in parte seguono un analogo documento emanato nel 2018 dal MIUR, rappresentano un utile strumento affinché nei documenti istituzionali quali bandi, regolamenti, ma anche nell’ambito della comunicazione istituzionale, vengano rese visibili le differenze di genere e non si sacrifichi il genere femminile in nome di un presunto genere maschile neutro inesistente nella lingua italiana. Con tale documento viene riconosciuto alla lingua che parliamo e scriviamo un importante ruolo come leva di cambiamento sociale capace di modellare i nostri comportamenti e di contribuire alla costruzione sociale di una realtà che ha visto la partecipazione femminile evolvere in modo importante.

“Modificare la nostra lingua – dicono le Linee Guida Unibo – non è un atto rivoluzionario, è un atto dovuto. Viviamo un momento particolare, di grande cambiamento a livello globale, in cui si sta discutendo della presenza femminile nei gruppi che si assumono la responsabilità di decidere e delineare politiche nuove: la scommessa è quella di evolvere verso un futuro più equo, giusto e inclusivo. In questo la lingua può essere nostra amica.”

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