Cesenatico. Venerdì 17 luglio Alberto Zaccheroni ospite del Panathlon Club Forlì

Dopo oltre quattro mesi di pausa forzata, il Panathlon Club Forlì riprende finalmente i propri incontri conviviali incentrati sullo sport. E lo fa alla grande, venerdì 17 luglio alle 20.15, presso la terrazza panoramica del Grand Hotel di Cesenatico, ospitando Alberto Zaccheroni, notissimo allenatore di calcio.

Incalzato dalle domande del giornalista Stefano Benzoni e affascinato dalla cordiale ospitalità del Presidente del Club, Marilena Rosetti, il popolare Zac avrà modo di dire la sua su questa stagione calcistica resa un po’ folle (e speriamo unica) a causa del Covid-19. Ma potrà, magari, mostrare anche l’aspetto di sé meno conosciuto, quello privato.

Amante della famiglia e della tranquillità, Zaccheroni non ama mettersi in mostra, preferisce – lo ha affermato lui stesso – starsene al mare, tra lettini e ombrelloni, e confondersi con i bagnanti nello stabilimento Marè di proprietà del suo unico figlio, Luca. La storia umana di Zaccheroni – quella sportiva è nota, basterà ricordare che ha vinto uno scudetto con il Milan nel 1999 e che ha allenato Inter, Juventus, Lazio, Torino, Udinese eccetera eccetera, prima di approdare alle nazionali di Giappone ed Emirati Arabi – narra di un uomo serio e pacato nei modi, dotato di onestà intellettuale e di assoluta sincerità e arguzia. Memorabile, in questo senso, fu la risposta data a Berlusconi che rivendicava il merito di avergli consigliato l’utilizzo e la giusta collocazione in campo di Boban: “Boban ha sempre giocato come quarto centrocampista a sinistra – dichiarò Zaccheroni – nessuno poteva suggerirmi di metterlo in campo visto che era già lì”.

Forse, se ne avrà voglia, racconterà ai Soci Panathlon anche di quando, diciassettenne, fu costretto ad abbandonare il calcio giocato (era un promettente terzino) per via di una patologia polmonare, ma anziché disperarsi e incupirsi, maledicendo la sorte, non pensò nemmeno per un minuto di abbandonare i suoi sogni sportivi per trasformarsi, come il padre, in albergatore (gestiva la pensione “Ambrosiana”, così denominata per l’amore verso l’Inter). Evidentemente era un predestinato (tra l’altro è nato il primo aprile come Arrigo Sacchi…), sta di fatto che a 30 anni gli venne offerta la guida tecnica del Cesenatico, che rischiava di retrocedere e che invece lui riuscì a mantenere in C2. Da lì spiccò il volo: Baracca Lugo, Venezia, poi un fondamentale aggiornamento al Barcellona di Cruyff per mettere a punto il suo famoso 4-3-3, quindi Udinese e Milan. Il resto si sa, fino all’avventura in Giappone e, da ultimo, la guida della nazionale degli Emirati Arabi, esperienza conclusasi a fine 2019.

Chiudiamo con questa frase, che esprime in sintesi la filosofia di Zaccheroni: “In Giappone hanno la cultura del noi, non dell’ io, proprio come me. Qui piace vincere di squadra e questa mentalità, per un allenatore che crede nel lavoro del collettivo, è una bellissima prerogativa”.