Forlì. Venerdì 9 ottobre Fridays for Future in piazza per lo sciopero nazionale per il clima

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Fridays for Future torna in piazza in tutta Italia venerdì 9 ottobre in occasione dello sciopero nazionale per il Clima. All’appuntamento non mancheranno gli attivisti di Forlì, che si daranno appuntamento alle ore 9 in Piazzale della Vittoria. Il presidio avverrà nel pieno rispetto delle norme sanitarie: mascherina e distanziamento di 1 metro sono obbligatori per partecipare alla manifestazione.

“Abbiamo chiesto anche agli altri attivisti della Regione di unirci e incentrare lo sciopero sul progetto di Eni, approvato nel 2018, del nuovo impianto di stoccaggio CO2 a Ravenna – dichiarano i portavoce – l’ennesimo subdolo piano di greenwashing che permetterà all’azienda più inquinante d’Italia di continuare ad emettere sempre di più cercando nuovo petrolio e soprattutto metano, e poi dalla CO2 prodotta ricavare idrogeno blu. La regione aveva dichiarato che sarebbe diventata rinnovabile entro il 2035, ma questo progetto dimostra che non è così, e che l’amministrazione è decisa a non abbandonare il fossile continuando con il solito business as usual”.

“Il progetto di ENI richiederebbe ingenti fondi dall’Europa attraverso il Recovery Fund – prosegue la nota -, che diversamente andrebbero destinati a progetti di sviluppo sostenibile per avviare la transizione ecologica. ENI invece potrà continuare a produrre emissioni da petrolio e soprattutto da metano, dagli impianti già esistenti e da quelli che andrebbe a creare se le verrà permesso, sottraendo importantissimi fondi europei e inquinando fino almeno al 2045, quando, secondo i calcoli degli esperti dell’ENI, le emissioni di CO2 verranno compensate, andando in contrapposizione con l’obiettivo della regione di passare al 100% di energie rinnovabili entro il 2035″.

“ENI è l’azienda italiana più inquinante – aggiunge la nota di Fridays for Future – e il governo la paga per continuare a farlo, indisturbata. È uno scempio che va contro tutti i tentativi di rispettare gli Accordi di Parigi e l’agenda 2030. La crisi climatica deve essere trattata come una crisi. E le persone al potere devono difendere la vita umana sulla Terra piuttosto che l’avidità di pochi. Mancano solo 7 anni e 4 mesi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Non ci sono più scuse e progetti come quello di ENI vanno fermati”.

“La crisi climatica non si è fermata. Noi nemmeno. Il futuro ci chiede di agire, noi scegliamo di ascoltarlo” termina la nota.

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