Forlì. Ausl Romagna entra in fase rossa, Ragni (FdI): “Potenziare il servizio sanitario”

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Nonostante l’Emilia-Romagna sia rimasta in zona gialla, l ‘Ausl Romagna è passata al livello rosso, quello più grave nella gestione dei posti letto nell’emergenza Covid. La decisione è stata ufficializzata ieri, preso atto dell’aumento dei ricoveri negli ospedali di Ravenna, Cesena, Forlì e Rimini. Lo ha confermato il direttore generale Ausl Tiziano Carradori che ha partecipato a un vertice in Prefettura a Rimini, e diventerà argomento del giorno, oggi, martedì, nel corso di una videoconferenza con tutti i sindaci interessati.

Tiziano Carradori ha spiegato che “l’attività sanitaria ordinaria sarà rimodulata destinando il personale ospedaliero impiegato in altri ambiti ai reparti Covid e saranno operate graduali riduzioni delle attività ospedaliere , a partire dalle operazioni chirurgiche a bassa priorità che potranno essere rinviate”.

“In questa fase – ha spiegato sempre Carradori – l’Ausl Romagna non sta programmando la sospensione di visite, attività di screening o ambulatoriali, ma è chiaro che la situazione sta evolvendo”.

“In realtà, nonostante le rassicurazioni dei manager Ausl, – afferma Fabrizio Ragni, vicecoordinatore provinciale Forlì-Cesena di Fratelli d’Italia – è chiaro a tutti, cittadini e pazienti, malati e parenti, che proprio durante questa emergenza da Coronavirus sono venuti al pettine le criticità di un sistema che la classe politica di sinistra ha indebolito nel corso degli anni. Parliamo delle politiche sanitarie adottate dalle giunte regionali dell’oggi Pd (prima Ds, Pds, Pci) dell’Emilia-Romagna degli ultimi vent’anni. E lo stesso Carradori, quando era e ancora dirigente dell’Asl riminese veniva indicato come uno dei principali artefici della cosiddetta ‘razionalizzazione’ della spesa sanitaria, colui che inaugurò la stagione dei tagli del personale e della riduzione dei posti letto in quasi tutti i reparti ospedalieri, della chiusura degli ospedali periferici e della chiusura dei punti nascita”.

“Parliamo della gestione politica delle sinistre che nel corso degli ultimi anni – prosegue Ragni – hanno imposto un controllo stringente della spesa per gli esami di laboratorio e una riduzione costante del personale medico e paramedico ospedaliero, incentivando di fatto quell’esodo dei professionisti al settore privato con un contestuale de-potenziamento dei servizi territoriali pubblici. Ed oggi, mentre siamo ancora alle prese con il recupero dell’arretrato delle visite e degli esami sospesi col lockdown di marzo ci troviamo nuovamente di fronte ad una modifica delle attività ordinarie, in primis delle prestazioni chirurgiche. Mi chiedo: sarà garantita l’accessibilità ai servizi di prenotazione, ambulatoriali e di diagnostica? Una prima risposta c’è già nella difficoltà da parte del sistema pubblico istituzionale a cui compete la centralità della produzione di prestazioni sanitarie di assicurare tempi certi agli utenti ed ai malati”.

“Nella speranza che non ci si debba trovare di fronte ad una nuova sospensione delle prestazioni ordinarie – puntualizza il vicecoordinatore – non gravissime per consentire a tutte le strutture sanitarie pubbliche del territorio di dedicarsi ad affrontare la seconda ondata del Coronavirus, rivoluzionando gli spazi interni e congelando il calendario delle visite, mi chiedo quando si potrà recuperare l’arretrato accumulato e tornare a una calendarizzazione regolare degli appuntamenti, delle visite, con il personale attualmente in forza al servizio sanitario”.

“Per evitare il peggio rinnoviamo l’invito alla Regione, alla giunta Bonaccini, di potenziare con uomini e risorse economiche straordinarie le varie Ausl, compresa quella Romagnola riequilibrando anche i rapporti ed i servizi tra le tre province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna” termina Fabrizio Ragni.

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