Occorre un impegno concreto sulla prevenzione delle violenza contro le donne

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All’indomani della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, come componente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Forlì, costituitasi da poco, voglio rivolgere un invito alla neoeletta presidente Marinella Portolani visto che nel corso della prima seduta della commissione non c’è stata l’opportunità di farlo di persona.

Auspico che tra gli obiettivi che si andranno a definire, spero a breve, ci sia un impegno concreto sul tema dell’educazione al rispetto delle differenze e del contrasto agli stereotipi di genere, perchè la prevenzione è sicuramente lo strumento più potente ed efficace per combattere la violenza degli uomini sulle donne. L’esperienza dei centri antiviolenza ci insegna che gli uomini maltrattanti, in modo trasversale rispetto a età, grado di istruzione, condizioni economiche e sociali, hanno una visione malata della donna come possesso esclusivo e proprietà privata. Perseguire chi usa violenza è importantissimo, proteggere e sostenere le donne, e spesso anche i loro figli, vittime di violenza in un percorso di autonomia e riscatto è fondamentale. Tuttavia l’approccio repressivo, punitivo e riparativo subentra quando il danno è già fatto.

La vera sfida che abbiamo davanti è non arrivare a quel punto, perchè gli uomini hanno imparato a rispettare le donne, a gestire la complessità delle relazioni e ad accettare l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione delle compagne, delle figlie, delle sorelle.

I dati pubblicati dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere confermano che la pandemia e la convivenza forzata dovuta al lockdown hanno aggravato una situazione già drammatica, ma dobbiamo stare molto attenti a non spostare, come purtroppo spesso accade, l’attenzione dalle cause agli effetti ed utilizzare questo argomento per speculazioni politiche su un male, la violenza, che è disagio culturale non causato dal governo: il responsabile è chi usa violenza sulle donne, non l’isolamento forzato che è una condizione aggravante, ma non il motivo principale.
Perchè altrimenti si cade nella logica perversa del preconcetto “se l’è cercata” che colpevolizza la donna, vittima, per i suoi comportamenti, i suoi abiti, le sue scelte di vita, invece del suo carnefice violento e possessivo.

Maria Teresa Vaccari

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