Rsa Zangheri: la cultura del sospetto che non cambia

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Gli atteggiamenti ma soprattutto gli approcci verso un medesimo problema, in senso generale normalmente dovrebbero modificarsi a fronte del cambiamento o variazione dei fattori determinanti.

Sembra non sia il caso dell’Istituto Zangheri, che gode della non invidiabile proprietà commutativa molto nota in matematica ma che non dovrebbe regolare invece i rapporti umani o professionali.

A fronte della variazione totale del consiglio di amministrazione, additato e criticato diuturnamente con certosina attenzione, guidati da novelli Sherlock Holmes che verificavano quali fossero le uscite sfuggite al controllo, quasi si trattasse di una casa circondariale anziché di riposo, per non parlare della biasimata Presidente Wilma Vernocchi, accusata di ogni incapacità e responsabilità, durante una pandemia senza precedenti e quindi in mancanza di ogni attagliata indicazione nei ruoli a tutti i livelli, ci ritroviamo addirittura con le sigle sindacali inginocchiate davanti all’ingresso dell’istituto che protestano le loro inascoltate istanze da parte della nuova direzione.

Intanto colpisce e stupisce come determinate problematiche legate alle rivendicazioni del personale dipendente trovino delle inadeguatezze solo presso l’istituto di via Andrelini, laddove sorprendentemente vi siano invece idilliache relazioni tra le parti ed ideali contesti lavorativi presso tutte le altre RSA del territorio. Posto che questa ipotesi possa essere reale e lecito pensare che le problematiche pervicacemente sollevate durante un periodo sicuramente più complicato e disorientato vissuto in primavera, non dipendessero nè dalla Presidente Vernocchi nè dal precedente consiglio di amministrazione, posto che i successori possano contare sulle esperienze passate, su una maggiore conoscenza delle problematiche, su attrezzature e dispositivi di protezione adeguati e facilmente reperibili sul mercato e non ultimo su una integrazione numerica degli addetti rispetto al passato.

Neanche pare la professionalità e capacità della attesa prossima direttrice, oltre il prezioso apporto legale ed organizzativo, secondo le rappresentanze sindacali, possa poco aggiungere alle risoluzioni e risposte necessarie.

E’ lecito al momento pensare che il percorso di personalità giuridica dell’istituto verso la fondazione, intrapreso dalla Presidente Vernocchi e sostenuto da 7.546 cittadini, vada contestualmente ripreso per una alternativa, peraltro promessa nel giorno dell’avvicendamento, evidentemente necessaria e della quale sarebbe forse giusto informare sullo stato dei progressi.

Raffaele Acri

 

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