Medicina: per Forlì & co. “tutti i nodi da sciogliere sono ancora sul tavolo”

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L’attivazione di un corso di laurea in Medicina in Romagna ha interessanti potenzialità per l’ampliamento dell’attività di ricerca e per la qualificazione del polo universitario forlivese, oltre a ricadute economiche legate all’arrivo di studenti, docenti e altro personale. Lo affermano dalla lista Forlì & co., e aggiungono: “Ma perché tutto questo si concretizzasse in modo positivo, arricchendo il servizio sanitario del nostro territorio, a nostro parere sarebbe stato necessario approfondire una serie di questioni che avevamo sollevato sin da febbraio e che, pur essendo ora più che mai urgenti, sono state invece ancora una volta eluse dalla maggioranza”.

Questo l’elenco dei punti riportati dalla lista civica:

1) Tenuto conto che la normativa sulle procedure di collaborazione fra Servizio Sanitario Nazionale e università prevede la possibilità di convenzionamento solo fra Atenei e Aziende ospedaliero-universitarie, e che l’Azienda di riferimento dell’Università di Bologna è il policlinico Sant’Orsola, va chiarito come si andranno a coordinare i rapporti fra università e AUSL e dove e come il sistema sanitario pubblico romagnolo potrà dire la sua sul nuovo modello di servizio che si va a delineare.
In ultima analisi va puntualizzata la governance che verrà data all’ASL Romagna e quale sarà l’influenza dell’Ateneo nel governo del sistema sanitario locale che -pensiamo- è opportuno rimanga  in capo alla Regione.

2) Per garantire la massima funzionalità del sistema di cura ai cittadini, che deve essere la stella popolare di ogni scelta sulla sanità, va promosso il massimo livello di cooperazione e armonia all’interno degli ospedali.
Sappiamo tuttavia che l’ingresso, a partire dal terzo anno, degli studenti di Medicina nei reparti, porterà con sé il passaggio della direzione di quei reparti a medici-docenti universitari, che non sono tanti nelle nostre strutture ospedaliere. Avevamo chiesto di operare per fare interagire positivamente le componenti professionali dei medici ospedalieri e dei medici docenti, per evitare disservizi e perché l’arrivo di Medicina non rappresentasse un ostacolo alle legittime aspirazioni di carriera dei medici ospedalieri. Nulla si è fatto in questo senso, con il rischio di sovrapposizioni e conseguenti sdoppiamenti, competizione fra reparti e tensioni all’interno della struttura ospedaliera.

3) La necessità di nuovi medici rappresenta un problema importante per tutto il SSN, specie oggi. Tuttavia in Italia quello che manca non sono i laureati in medicina, ma piuttosto i medici specialisti. Il numero delle borse di studio per la specializzazione dei neolaureati è stato sempre molto basso, e nonostante il crescente impegno di spesa adottato dall’attuale Governo sin dalla finanziaria dello scorso anno, rimangono moltissimi giovani medici laureati che non hanno mai avuto la possibilità di specializzarsi.
Ne derivava e ne deriva che il Corso di laurea in Medicina a Forlì può giocare un ruolo per rispondere alla crescente carenza di medici, solo se si riesce a garantire ai futuri laureati la possibilità di specializzarsi. A nostro avviso, tale necessità andava sottolineata con maggiore forza, definendo un preciso calendario di azioni concertate fra tutte le istituzioni e gli attori coinvolti per assicurare il reperimento delle risorse necessarie.

“Sin da febbraio avevamo richiesto insistentemente che questi nodi venissero affrontati, mediante la costituzione di un apposito intergruppo consiliare, perché ritenevamo la loro soluzione esiziale per finalizzare efficacemente il progetto di Medicina. Con grande rammarico abbiamo però dovuto constatare la chiusura e il disinteresse della maggioranza per le questioni poste, che invece a nostro avviso erano e sono fondamentali per il bene dei nostri concittadini e del sistema sanitario pubblico romagnolo”, aggiungono.

“Visto che anche durante il dibattito consiliare di ieri non è vi è stato nessun chiarimento a proposito delle questioni che avevamo sollevato, o impegno a prenderle in esame, e nemmeno ci si è sforzati di avviare una riflessione sul futuro della sanità romagnola, collocando anche l’arrivo di Medicina all’interno di un più ampio percorso di ripensamento dei servizi nell’ottica di una promozione della domiciliarità, abbiamo dovuto prendere atto che l’Amministrazione non intendeva affatto farsi carico di sciogliere i tanti nodi ancora aperti, ma intendeva limitarsi semplicemente ad ignorarli e procedere come se nulla fosse.
Da ciò è conseguito un inevitabile voto di astensione sul provvedimento”, chiosano.

 

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