Regione E-R. Donne e lavoro, approvata la risoluzione Amico per sostenere le attività femminili e le lavoratrici

Più informazioni su

Il 17 dicembre, nella commissione Pari opportunità, diretta dalla vicepresidente Marilena Pillati, è stata approvata la risoluzione a firma del consigliere Federico Alessandro Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa), anche presidente della stessa commissione, che impegna la Giunta a compiere azioni concrete per contrastare la discriminazione delle donne nel mercato del lavoro e della formazione. “Quando si parla di discriminazione di genere – ha spiegato il consigliere – questi numeri sono piuttosto rari, e questo è un problema politico, anzi la madre di tutti i problemi, che crea discriminazioni e disuguaglianze”.

Lo scenario determinato dalla pandemia di Covid-19, come recita anche il testo della risoluzione, ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili, inasprendo le significative disuguaglianze sociali che affliggono il nostro paese, con gravi ripercussioni sul mondo del lavoro, dove il mercato si restringe e aumenta il divario di genere. Il 60,9 per cento degli emiliano-romagnoli le cui attività lavorative sono state colpite dalla marea pandemica che ha devastato l’economia mondiale erano donne. La maggior parte delle attività sospese ha riguardato il lavoro femminile, così come anche le richieste di smartworking.

Il ricorso alla cassa integrazione in deroga ha riguardato per il 61,4 per cento il lavoro femminile e per il 58 per cento le donne hanno fatto ricorso al telelavoro, anche per fronteggiare meglio il rischio di contagio relativo alla professione esercitata. Inoltre, con l’attivazione dello  smartworking e del lavoro agile le donne guadagnerebbero un utile strumento di flessibilità, in un periodo in cui il loro tempo è stato completamente assorbito tra lavoro e cura dei figli. Il gender pay gap, ovvero la disparità di trattamento retributivo tra uomini e donne rischia di schizzare ancora in altro, in uno scenario dove già ora nel 77,8 per cento dei casi i colleghi percepiscono più delle colleghe.

Il rapporto del segretario generale dell’Onu, dedicato all’impatto del Covid-19 sulle donne, individua cinque ambiti in cui la pandemia avrà ricadute specifiche sulle donne “per il semplice fatto di essere donne”, ovvero l’ambito economico e occupazionale, la salute, il lavoro di cura non retribuito, la violenza di genere e i contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze. Ma non sono solo le organizzazioni sovranazionali ad aver percepito l’acuirsi di questo problema. I dati presentati dalla Giunta nei mesi scorsi in commissione Parità e diritti sottolineano il prezzo altissimo pagato dalle donne nella crisi pandemica, che hanno visto acuirsi lo “storico” deficit in termini di disoccupazione, precarietà, bassa remunerazione, mancanza di sicurezze e sostegni, con il rischio correlato di irreversibilità e dunque di uno strutturale arretramento femminile.

Nelle proprie linee di mandato 2020-2025, si ricorda nel testo, la Giunta ha inserito la necessità “di dotarsi di un women new deal, ovvero di un piano integrato di azioni culturali, economiche e sociali per la promozione del protagonismo femminile in tutti i settori quale fattore di modernizzazione della società”. Per la ripartenza dell’Emilia-Romagna assume, dunque, una valenza strategica e concreta il nuovo patto per il lavoro e per il clima che diventa così occasione per insistere, investire e arginare il problema del gender gap e delle disuguaglianze di cui soffre l’occupazione femminile. La consultazione da parte dell’assessorato regionale alle Pari opportunità del tavolo permanente per le politiche di genere ha prodotto un documento di analisi e proposte per il nuovo patto per il lavoro e per il clima, per contribuire a realizzare l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu e promuovere interventi a sostegno della stabilità e della qualità dell’occupazione femminile, della formazione Stem delle ragazze, della conciliazione dei tempi di vita, dell’accesso al credito, dell’imprenditoria femminile, dell’eliminazione del gender pay gap e dei percorsi di uscita dalla violenza.

Per questo ER Coraggiosa chiede che nel nuovo patto per il lavoro e per il clima la Giunta includa alcuni passaggi fondamentali per curare la piaga della discriminazione di genere sul lavoro:da assumere e promuovere l’assunzione del bilancio di genere a utilizzare le risorse del recovery fund anche per favorire la formazione e l’occupazione femminile, potenziare la rete dei servizi alle persone, promuovere forme innovative di smartworking e lavoro agile, a sostenere e investire sulle iniziative e sulle progettualità di contrasto agli stereotipi di genere, avvicinamento delle ragazze alle materie Stem, anche attraverso bandi.

E non ultimo, Amico invita la Giunta a  monitorare (in collaborazione con la Consigliera regionale di parità, organizzazioni sindacali, direzioni del lavoro e tutti i soggetti coinvolti) le discriminazioni e le molestie sul lavoro, a costituire un fondo regionale per l’imprenditoria femminile fin dal 2021 e favorire l’accesso al credito di professioniste e imprenditrici e, ancora, incentivare azioni di contrasto alla povertà estrema attraverso progetti di reinserimento lavorativo per le donne in estremo disagio sociale, tra cui le cittadine vittime di violenza. “Nella nostra regione la situazione è più rosea – ha concluso Amico – ma molto resta ancora da fare, rimbocchiamoci le maniche”.

Soddisfatta la consigliera di maggioranza Roberta Mori (Pd) che ha aggiunto: “Chiaramente tutte le azioni che verranno previste nei vari ambiti devono essere oggetto di pianificazione e programmazione ma anche di un’integrata attività trasversale di tutti i soggetti, bene che questo atto trovi un primo riflesso di impegno nel piano per il lavoro. C’è un pianeta che si deve confrontare con la più grande discriminazione del genere umano”, mentre la collega del Carroccio Valentina Stragliati ha spiegato: “Condividiamo in parte sia premesse che dispositivo e siamo disponibili al confronto, ma le discrepanze retributive sono dovute a motivazioni familiari: dovendo pensare alla famiglia le donne hanno problematiche di tipo familiare che vanno a diminuire le ore lavorative. In questo senso c’è un pay gap, non perché siano pagate di meno. Non andiamo nella direzione del ‘ghettizzare’ il genere femminile a un soggetto svantaggiato in quanto donna appunto. Siamo invece pronti a sostenere misure concrete, come aiuti alle donne e madri imprenditrici ad esempio”.

Più informazioni su