Stefano, un romagnolo a Londra, tra “Tier 3, new normality e Passport Covid Free”. Il vaccino? “qui troppa fretta”

Dalla mezzanotte del 16 dicembre Londra è passata al livello più alto delle restrizioni anti coronavirus. La capitale britannica è passata al “Tier 3” (livello 3)’: chiusi teatri, pub e ristoranti, assembramenti consentiti con un numero massimo di sei persone all’aperto, mentre nelle case sono ammessi solo incontri tra famigliari. “A Londra la vita è in pausa da 9 mesi, i londinesi sono cambiati. Anche qui, come nel resto del mondo, il Covid ha portato una “new normality” – racconta Stefano Gramantieri, ravennate che vive a Londra da circa 4 anni e che, da quando è scoppiata la pandemia, lavora nel living room del suo appartamento in West Kensington.

stefano Gramantieri - londra dicembre 2020

“In realtà credo che a molti piaccia lavorare da casa, e non dover più andare in ufficio. Le persone comprano case con giardino in zone lontane dal centro, dove i prezzi stanno salendo alle stelle, mentre nei quartiere più centrali gli appartamenti si svuotano – prosegue -. I grandi palazzi con uffici, nel cuore della City, sembrano astronavi aliene atterrate sulla terra, quasi deserti d’acciaio”.

Stefano è un po’ polemico verso le misure messe in atto in Italia. Aveva un biglietto aereo per l’Italia con data 23 dicembre, prenotato mesi fa, per trascorrere le vacanze natalizie con i parenti ravennati, invece ora i suoi programmi sono cambiati: l’obbligo di isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria per 14 giorni, lo ha fatto desistere: “Ho cambiato i miei programmi e trascorrerò le vacanze natalizie qui a Londra. Ma alla fine, devo essere sincero, nonostante Londra ora sia zona rossa, a super alto rischio, qui hai la percezione di “vivere”. Non ci sono le limitazioni che avete in Italia, non c’è il coprifuoco e la mascherina è obbligatoria solo nei luoghi chiusi. Elementi che, almeno psicologicamente, non ti fanno percepire di vivere all’interno di una sala operatoria, come avviene in Italia”.

Rispetto al vaccino anticovid (sono già oltre 140.000 i sudditi della Regina cui è stata inoculata una dose del vaccino della Pfizer/Biontech a una settimana dal via libera delle autorità sanitarie britanniche n.d.r. ) il ravennate ha qualche perplessità: “Gli inglesi sono favorevoli al vaccino solo perché non vedono l’ora di tornare ad uno stile di vita che gli permetta di andare al pub e al ristorante. Sono certo che quando sarà obbligatorio avere un “pass Covid free” per poter entrare nei ristorante, andare al cinema o salire su un aereo, tutti si sottoporranno alla vaccinazione”.

Stefano spiega: “Ci sono molte “company” che stanno lavorando al covid pass, un’app – passaporto digitale della salute, che sarà integrato con il certificato digitale di “buon vaccinato”, che ti permetterà di accedere nei luoghi “covid free”. Così, pur non essendo obbligatorio per legge, il vaccino sarà necessario per tornare a vivere la socialità. È il nuovo business del futuro. Alcune compagnie aeree hanno annunciato che, quando il vaccino contro il coronavirus sarà disponibile, potranno volare sui viaggi internazionali solo coloro che avranno fatto il vaccino anti Covid – prosegue Stefano, citando la Qantas australiana – così da garantire che i passeggeri siano tutti negativi. Sarà un certificato obbligatorio, come il passaporto e la carta d’imbarco, che sarà consultabile tramite app.”

Lui, da parte sua, non freme per farsi vaccinare. “Qui c’è stata molta fretta, da marzo a novembre tanti inglesi, a pagamento, hanno fatto da cavia al test. Il V-Day è stato l’8 dicembre e il Governo del Regno Unito vorrebbero arrivare a 3 milioni di vaccinati entro la fine dell’anno. Ma, ad essere onesto, ci sono ancora molti aspetti che non mi fanno entusiasmare:  vorrei aspettare i dati scientifici sulle reazioni allergiche, anche perché alcuni casi sono già stati registrati; il Ministro della Salute ha annunciato che è stata rilevata una mutazione del virus, una nuova versione di Sars-Cov-2, che in poco tempo ha causato più di mille infezioni registrate in 60 diverse località tra Londra e il Sud dell’Inghilterra. Insomma, il ritorno alla normalità è ancora lontano”.

Intanto il prossimo Natale Stefano lo vivrà a Londra. “La parola “Natale” mi sembra sprecata, per me sarà solo un semplice 25 dicembre. L’unica cosa che mi consola del non essere in Italia in questo periodo, è il non dover indossare la mascherina per uscire di casa, magari self-made decorata con le renne o il Babbo Natale. Oramai anche i dpi anti covid sono diventati un accessorio fashion” conclude ridendo.