Vasco Errani e Articolo Uno Forlì sostengono il presidio di Forlì dei movimenti femminili contro la campagna antiabortista

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Il senatore Vasco Errani e Articolo Uno Forlì sostengono con forza il presidio che si tiene a Forlì oggi sabato 27 febbraio da parte di decine di movimenti femminili, organizzazioni sindacali, associazioni democratiche, organizzazioni economiche e di categoria contro i femminicidi, la violenza di genere in tutte le sue forme e i tentativi di minare la legge 194 e di colpire la libertà e la salute delle donne. Il senatore Errani ha presentato un’interrogazione, sottoscritta anche dagli altri componenti del gruppo parlamentare di Liberi e Uguali, ai Ministri della Salute e degli Interni in merito alla campagna comunicativa antiabortista che da mesi l’Associazione “Pro Vita e Famiglia” sta conducendo in tutta Italia e, particolarmente, nel territorio romagnolo, attraverso pubbliche affissioni di manifesti e utilizzo di camion-vela, diffondendo un messaggio che ha suscitato l’indignazione di associazioni, sindacati ed esponenti delle associazioni.

Questa iniziativa politica intende porre in evidenza la gravità di una campagna comunicativa dall’azione condotta dai gruppi antiabortisti, che diffondono affermazioni false e antiscientifiche, potenzialmente lesive della salute delle donne, e pone in discussione, senza alcuna argomentazione valida, l’operato degli organismi che regolano l’autorizzazione ai farmaci nel Paese.

L’interrogazione interpella il Ministro della Salute allo scopo di conoscerne la valutazione sulla vicenda e per sapere se verranno intraprese iniziative atte a garantire la tutela della salute pubblica di fronte ad affermazioni pericolose e antiscientifiche tendenti anche a mettere in discussione la credibilità delle istituzioni sanitarie.

Vengono altresì richiesti chiarimenti al Ministro degli Interni rispetto ad una campagna di pubblica affissione che veicola messaggi pericolosi per la sanità pubblica, e se vi sia l’intenzione di intraprendere iniziative per accertare la provenienza e la trasparenza dei finanziamenti di associazioni che, dietro finalità sociali, intraprendono massicce e costose campagne politiche diffamatorie per le istituzioni.

La vicenda dei manifesti si inserisce del resto all’interno di una generale offensiva di gruppi oltranzisti contro il diritto all’autodeterminazione e alla salute delle donne, di fronte alla quale alle istituzioni, al mondo della politica e alla società civile tutta spetta il compito di rispondere con fermezza e determinazione, in nome dei valori del rispetto e della parità di genere e in difesa delle leggi e della laicità dello Stato.

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