Forlì. Vaccari (PD): “Contrasto a violenza sulle donne: servono finanziamenti adeguati, non propaganda”

“Non vorrei deludere l’on. Jacopo Morrone, ma la protesta del gruppo consiliare PD in occasione dell’ultima seduta della Commissione Pari Opportunità del Comune di Forlì” – afferma Maria Teresa Vaccari, segretaria comunale del Partito Democratico di Forlì – “è stata condivisa e concordata con il partito, sia nelle motivazioni che nell’azione di abbandonare l’aula durante il suo intervento”.

“Non mi risulta ci siano precedenti che abbiano visto parlamentari prendere parte a commissioni o consigli comunali.” – continua Vaccari – “La presenza dell’On. Morrone è stata tanto inopportuna quanto strumentale con chiari obiettivi di propaganda personale. La relazione sullo stato di attuazione della Legge 69/2019, sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere (il cosiddetto ‘codice rosso’) andava presentata da una figura istituzionale che avesse i titoli per farlo, non solo perchè ha ‘lavorato al testo’. Saper distinguere il piano istituzionale da quello politico è un elemento basilare di etica politica, che l’attuale maggioranza ancora fatica a comprendere”.

“In merito all’oggetto della commissione, gli interventi dei rappresentanti delle forze dell’ordine, del personale sanitario, dei servizi sociali e degli operatori del settore” – sottolinea la segretaria dem – “hanno evidenziato che per un’applicazione rapida ed efficace degli strumenti che la legge mette a disposizione due elementi sono di fondamentale importanza: il coordinamento e la formazione di tutti gli attori. Operare in situazioni estremamente delicate, con persone particolarmente fragili che rischiano la propria incolumità, richiede una preparazione specifica e un’organizzazione mirata”.

“Il principale limite della Legge del ‘Codice Rosso’” – spiega Vaccari – “sta nell’art.21, ovvero nella ‘Clausola di invarianza finanziaria’, che in sostanza non assegna nessuno stanziamento dedicato all’attuazione delle misure previste: né per la formazione del personale né per la tutela e la messa in sicurezza delle vittime. L’assenza di finanziamenti e di risorse adeguati è stata un’occasione persa per trasformare la legge da bandiera ideologica a strumento realmente efficace nel contrasto alla violenza contro le donne e di questo avrei voluto parlare con l’On. Morrone, se non avesse lasciato la commissione prima della conclusione”.

“Il meritevole lavoro svolto finora dagli operatori” – conclude la segretaria dem – “si è potuto avvalere della pluridecennale esperienza che il nostro territorio, sotto il governo delle amministrazioni precedenti, ha maturato nel contrasto alla violenza di genere e dei fondi – un milione all’anno – messi a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna in base a quanto previsto dalla Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere, approvata a larghissima maggioranza nel 2014 – ma non da alcuni esponenti della Lega che uscirono dall’aula al momento del voto – dopo un lungo e partecipato percorso che ha saputo coinvolgere tutte le forze politiche in un proficuo lavoro di collaborazione tra istituzioni e società civile. Legge che, insieme alla Fondazione Emiliano-Romagnola per le vittime dei reati, già prevede quanto auspica l’On. Morrone quando parla di ‘rete multidisciplinare di supporto e tutela delle vittime di reato’: evidentemente non conosce bene le prassi regionali.”