ROMAGNA E ROMAGNOLI NEL MONDO / 13 / Una piccola Romagna in Connecticut: da Meldola e dintorni a Litchfield

Il «New York Times», nel 2001, dedicò un articolo ad aspetti della società del Connecticut, stato della costa orientale degli Stati Uniti in cui, secondo il prestigioso quotidiano, l’influenza degli italo-americani era assai forte in ambito culturale, politico, economico, religioso, sportivo, professionale, ecc. Per il censimento dell’anno 2000 il Connecticut si piazzava in effetti, percentualmente, al secondo posto (18,6%) per numero di italo-americani rispetto a quello dei residenti totali, subito dopo il piccolo Rhode Island (19,0%). Diverse contee dello stato rientravano fra quelle con le più alte percentuali di oriundi italiani; fra queste la contea di Litchfield, che si piazzava quattordicesima a livello nazionale per numero di residenti di origine italiana, ben 39.477, ovvero il 21,7% del totale. Ma “di origine italiana” è generico: in realtà, si potrebbe e dovrebbe piuttosto scrivere “di origine romagnola” e, ancor più precisamente, meldolese.

Presentiamo Litchfield: è una cittadina di piccole dimensioni, fondata nel 1719 come avamposto coloniale e in seguito divenuta capoluogo di contea, vivace come centro manifatturiero e agricolo. Si componeva e in parte ancora si compone del capoluogo, della frazione di Bantam, dei villaggi-sobborghi di East Litchfield, Milton e Northfield e della più defilata zona di Pine Island, nelle White’s Woods. Tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento attirò numerosi nuovi immigrati europei, e fra questi prevalsero gli italiani o meglio, come abbiamo già detto, i romagnoli provenienti da Meldola e dintorni (Teodorano e centri della Valle del Bidente come Civitella, Cusercoli, Galeata, S. Sofia). Fu grazie a loro che la cittadina vide salire il numero dei residenti, che aveva in precedenza subìto un declino.

Litchfield
Litchfield

Immagini di Litchfield, Connecticut, agli inizi del Novecento

A cosa fu dovuto questo particolare fenomeno, che portò Litchfield a connotarsi come una specie di “avamposto romagnolo” in territorio americano? Il motivo di base fu la crisi economica e occupazionale che colpì verso il 1880 il territorio romagnolo e soprattutto alcune sue aree (carovita, crisi delle filande, delle miniere di zolfo del comprensorio cesenate, ecc.); né mancarono motivazioni politiche (accuse di sovversivismo e di partecipazione ai moti contro il carovita), che potevano costringere ad allontanarsi dai luoghi natii. Un motivo specifico è invece da attribuirsi al fatto che alcuni dei primi meldolesi a giungere qui (ad esempio Francesco/Frank Fabbri) si prestarono a fungere da punto di richiamo e di riferimento per i loro ex-compaesani che volevano cercare un futuro in Nord-America, dando vita a una catena di nuove partenze, ricongiungimenti familiari, scambio di notizie e aiuti materiali per il viaggio e non solo.

Fu così che, nell’arco del trentennio che andò dal 1896 al 1926, circa 800 persone partirono da Meldola con meta gli Stati Uniti. Tra le 535 di cui si può documentare l’emigrazione con destinazione Litchfield, 356 erano uomini, 100 donne e 79 bambini (con meno di 15 anni); la maggioranza era di età giovanile (227 tra i 21 e 30 anni, di cui 115 uomini e 20 donne non ancora sposati), 78 gli adolescenti e solo 50 avevano oltre i quarant’anni. Partenze e arrivi si concentrarono negli anni tra 1906 e 1915, quando giunsero nella cittadina del Connecticut circa 400 persone provenienti dal comune di Meldola. Nel 1914, allo scoppio della Grande Guerra, si verificò un piccolo “flusso di ritorno”, ma molti italo-americani si arruolarono nell’esercito statunitense. Il censimento del 1920 sancì il primato dei “nati in America” rispetto a coloro che vi erano giunti prima della guerra. Il movimento migratorio da Meldola era del resto ripreso all’indomani del conflitto, con un apice proprio nel 1920; sarebbe poi diminuito per quasi annullarsi dopo il 1926, a causa delle restrittive politiche statunitensi sulla base di quote nazionali che penalizzavano l’Italia e l’avvio, da noi, di un forte disciplinamento dell’emigrazione da parte del regime fascista.

Lichtfield
Lichtfield
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Altre immagini di Litchfield agli inizi nei primi decenni del Novecento

È possibile individuare nel già citato Francesco/Frank Fabbri (1879-1966) il “mediatore” della catena migratoria tra Meldola e Litchfield. Egli, giunto a New York l’8 settembre 1896 all’età di 17 anni, fu seguito nel febbraio 1897 dal padre Alberto e dalla madre Teresa Mazzi, accompagnati dagli altri due figli, Nicola/Nick e Giuseppe/Joseph. Il 16 giugno 1898 arrivò Angiolina Ravaioli, che Frank sposò l’anno seguente avendo poi da lei quattro figli. I Fabbri assicurarono spesso quanto serviva a chi arrivava in Connecticut da Meldola: un contributo alle spese di viaggio, l’alloggio temporaneo, la ricerca di un lavoro. A Litchfield avevano anche acquistato un immobile, poco più di un insieme di baracche, che divenne il primo luogo di raccolta dei compaesani. Nei primi anni del Novecento fondarono un’impresa di costruzioni, la «Frank Fabbri & Sons, General Contractors» che crebbe con successo, garantendo lavoro soprattutto ai nostri connazionali e corregionali: la ditta diede un notevole contributo allo sviluppo delle infrastrutture urbane di Litchfield, con la realizzazione della rete fognaria e degli impianti sportivi. La solidarietà tra compaesani garantì il mantenimento e lo sviluppo di una rete di vincoli e relazioni, che fino alla seconda generazione passò anche attraverso i matrimoni tra compaesani.

Litchfield
Litchfield

Scorci della Litchfield di oggi

Questa abitudine si allentò di molto, appunto, fra gli individui di seconda e successive generazioni, quando gli italiani non scelsero più di sposarsi solo fra di loro. Si registrò anche la scelta generalizzata di dare ai figli nomi non italiani, allo scopo di facilitare l’integrazione nella comunità: a scuola in primo luogo, dove i bambini si potevano trovare in difficoltà conoscendo poco l’inglese e, in verità, poco anche l’italiano, dato che parlavano ciò che avevano appreso in casa come madrelingua, cioè il dialetto romagnolo. L’alimentazione e la musica costituirono, insieme ad altri, i linguaggi che mantennero e in parte mantengono vivi il senso di una storia e di una cultura comuni: è ad esempio molto popolare oltre oceano la canzone My sweet Romagna, la versione inglese di Romagna mia.

Litchfield

La campagna nei dintorni di Litchfield

Il 4 settembre del 1981 comparve su un numero del giornale «Litchfield County Reporter» un articolo scritto da Marguerite Hassig a seguito di un suo viaggio avente per meta la Meldola italiana. Vi leggiamo: «Visitare Meldola è come sentirsi a casa lontani da casa. Una visita in municipio o al cimitero è una vera e propria rivelazione. I nomi sono esattamente gli stessi: Baldi, Bertaccini, Bertoni, Camprini, Camporesi, Capanni, Casadei, Cicognani, Damiani, Fabbri, Guinchi [Giunchi], Valeri, Versari […]. Meldola è un posto speciale, così come i suoi abitanti. Non deve quindi stupire che ogni anno ospiti molti visitatori che arrivano qui dall’altrettanto speciale Litchfield».

Litchfield

Un pannello della mostra documentaria e digitale realizzata all’interno di un progetto di Public History sviluppato tra Meldola e Litchfield, sotto il coordinamento del Comune di Meldola e con il contributo della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo

Oggi, sia da parte della comunità di Meldola sia da parte di quella di Litchfield, l’interesse per questa storia di emigrazione e per i legami che collegano molte famiglie alle loro radici romagnole o ai loro destini d’oltreoceano è molto aumentato, e si è tradotto in pubblicazioni, mostre e iniziative.

Chiudiamo con alcune notizie e curiosità sulla Litchfield di oggi: conta circa 8.600 abitanti e annovera fra i motivi di orgoglio quello di avere dato i natali alla scrittrice Harriet Beecher Stowe, autrice del celebre La capanna dello zio Tom, e di essere ambientazione della serie tivù, che ha avuto successo anche in Italia, «Orange is the New Black».

(Per questo numero della nostra rubrica ci siamo avvalsi abbondantemente del recente e bel libro curato da Maurizio Ridolfi, Una comunità nella “Grande Emigrazione”. Meldola-Litchfield, Romagna-Connecticut, Italia-Stati Uniti, Il Ponte Vecchio, Cesena 2019; un volume ricco di fotografie e di notizie, che consigliamo vivamente).

Litchfield