ROMAGNA E ROMAGNOLI NEL MONDO / 40 / Ravenna e la cristianizzazione dell’Europa, Severino nel Norico e Giovanni a Spalato

Da questo numero della rubrica, dopo avere fatto riferimento agli altri continenti, passiamo a parlare dei romagnoli che in passato viaggiarono con esiti rimarchevoli in Europa. E partiamo da lontano, da ben prima dell’anno Mille, perché sarebbe sbagliato pensare che nell’Antichità o nel primo Medioevo non si effettuassero grandi e lunghi viaggi, sia a livello individuale, sia con dimensioni “di massa”. L’antropizzazione dell’Europa e i suoi mutamenti avvennero con grandi migrazioni di popoli, e anche rimanendo ai tempi “storici” dobbiamo ricordare, per limitarci al nostro contesto geografico, il massiccio arrivo dei Celti nella pianura padana a partire dal 500 a.C. circa, dei Goti quasi mille anni dopo, poi delle cosiddette “invasioni” barbariche, dei Longobardi, eccetera: intere popolazioni che si muovevano.

Celti Senoni nella Pianura Padana

E tornando all’epoca romana, pensiamo al notevole andirivieni dei militari delle Legioni in una bella fetta di mondo. Per non parlare della fitta rete di commerci e scambi che fu attiva praticamente in ogni epoca. Passando al piano individuale e settoriale, primeggiano le storie di personaggi (ad esempio fra i cristiani dei primi secoli) che valicavano confini e coprivano grandi distanze per motivi legati alla “politica” e soprattutto alla fede; molti dei vescovi-santi patroni delle nostre città provenivano infatti da lontano: sant’Apollinare da Antiochia di Siria, san Mercuriale era armeno, san Marino e san Leo arrivavano probabilmente dai Balcani, e via di seguito.

Qualcuno ha sostenuto che uno dei segni e degli esiti del passaggio dall’Antichità (che viene fatta terminare convenzionalmente con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, anno 476 d.C.) al Medioevo possa essere individuato anche nella nascita e progressiva diffusione del monachesimo europeo. A questo proposito, anche se in tal caso non tratteremo solo di personaggi romagnoli, segnaliamo che da Ravenna (o per ordine comunque della corte imperiale ravennate), nell’anno 461, epoca in cui era già in crisi l’Impero di cui allora la nostra città era capitale, venne fatto partire per il Norico (la regione dell’Europa centrale compresa tra il Danubio e le Alpi, quindi più o meno le attuali Austria, Baviera e Ungheria superiore) il console Flavio Severino con la missione di riorganizzare il sistema difensivo militare romano nell’area occidentale della Pannonia, minacciata dalle incursioni barbariche.

In evidenza la regione del Norico

Sono i tempi in cui ogni minaccia all’Impero viene percepita da molti anche come minaccia alla Chiesa cristiana, e forse è questo a determinare il fatto che, forse, il console Severino venga in seguito (quando nasce e si consolida anche il culto di diversi “santi militari”), in una trasposizione agiografica del personaggio e delle sue vicende, identificato con san Severino (la cui prima biografia e agiografia si deve ad Eugippio e alla sua Vita sancti Severini, Bibliotheca Hagiographica Latina 7656), che diede vita nel Norico a una solida e articolata forma di monachesimo cristiano. Il massimo sostenitore della tesi che vuole che i due Severino, il console e il santo, fossero in realtà la stessa persona, è stato Friedrich Lotter attraverso diverse ricerche e pubblicazioni (in primo luogo il volume Severinus von Noricum. Legende und historische Wirklichkeit, 1976), con cui concordarono, pur con atteggiamento prudente, diversi altri studiosi.


San Severino

L’intensa attività di Severino fu caritativa e politica insieme, e fu estesa anche alla Rezia orientale, con capoluoghi ad Asturis (forse Zwentendorf an der Donau), Comagenis (Tulln), Favianis (Mautern an der Donau), Cucullis (Kuchl) e Iuvao (Salisburgo), Quintanis (Plattling, in Baviera), Batavis e Boiotro (Passavia e Passau-Innstadt), Lauriacum (Lorch). Con abilità organizzativa e amministrativa, il monaco (o console al servizio di Ravenna che fosse) supplì alla debole capacità di controllo da parte dell’Impero in quell’area, occupandosi della cura sia religiosa che materiale della popolazione romana là residente e della difesa militare (comunque subordinata alla diplomazia) contro i Rugi, che premevano ai confini orientali.

Mautern an der Dunau ieri e oggi

Con questo popolo tentò di instaurare duraturi rapporti di pacifica convivenza, ma con scarsi risultati. Severino, secondo i testi agiografici, convertì i norici – o consolidò la loro conversione – alla fede cristiana, fondò diverse chiese, cenobi e monasteri e, seppur privo di riconoscimenti ufficiali, esercitò di fatto il potere nella grande regione oggi divisa tra la Germania meridionale (sud della Baviera), l’Austria e una parte dell’Ungheria. Morì nel gennaio del 482 a Favianis (Mautern an der Donau). Sei anni dopo, quando Odoacre ordinò l’evacuazione dei romani dalla Pannonia e li fece trasferire in Italia, i discepoli di Severino, guidati dall’abate Lucillo suo successore, trasportarono le sue spoglie e reliquie in Italia.

Le spoglie di san Severino in viaggio verso l’Italia

Era propriamente ravennate invece Giovanni, non a caso conosciuto come “Giovanni di Ravenna”, che nell’anno 650 fu designato a diventare il primo arcivescovo di Spalato (nell’odierna Croazia), il nuovo insediamento sorto all’interno e intorno all’ex palazzo di Diocleziano e vicino alle rovine di Salona, città che era stata rasa al suolo (probabilmente nel 639) dal popolo degli Avari.

Le rovine di Salona oggi

Resti odierni del palazzo di Diocleziano a Spalato

Giunto nella località, il cui territorio era amministrato dall’esarca di Ravenna, Giovanni riorganizzò la Chiesa dalmata e si preoccupò soprattutto delle popolazioni slave che, attraversato il Danubio e invasa parte dei Balcani (anche a spese degli Avari), puntavano ad impadronirsi della costa adriatica minacciandone le popolazioni.

Giovanni non si limitò ad organizzare le opere di difesa di Spalato e ad individuare le eventuali via di fuga e di sfollamento dei suoi abitanti, ma andò incontro ai “barbari” con intenti di diplomazia e allo stesso tempo di evangelizzazione. Annota Enzo Tramontani: «Da Severino del Norico defensor civitatis a Giovanni di Spalato missionario ad gentes, il primo che Ravenna ricordi: l’evangelizzazione è l’ultimo stadio verso cui evolve la vocazione storica di Ravenna, “qui dove un’antica vita – come canta Montale – si screzia in una dolce ansietà d’Oriente”».

Ma ancor più note e importanti, con meta l’Europa orientale, furono le missio ad gentes che, intorno all’anno Mille, partirono dall’eremo-cenobio del Pereo fondato da san Romualdo, nell’odierna Sant’Alberto di Ravenna: ne tratteremo nel prossimo numero della nostra rubrica.

PER APPROFONDIRE

A.M. Orselli, Santità militare e culto dei santi militari nell’impero dei Romani (sec. VI-X), Lo Scarabeo, Bologna 1993.

E. Tramontani, Ravenna alle radici dell’Europa, Longo, Ravenna 2001.

T. Marasović, La Spalato dell’epoca precarolingia e carolingia, «Hortus Artium Medievalium. Journal of the International Research Center for Late Antiquity and Middle Ages», VIII (2002), pp. 223-234.

Eugippio, Vita di Severino, a cura di A. Genovese, Città Nuova, Roma 2007.

E. Gritti, Eugippii Vita sancti Severini (BHL 7656). Dal testo al territorio: il Norico tardoantico, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Verona, a.a. 2010-2011 e 2013-2014.