Morti sul lavoro: Emilia Romagna in zona “arancione”, il rapporto tra incidenti fatali e lavoratori è alto

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L’Emilia Romagna si posiziona in una classe medio alta di rischio relativamente agli incidenti mortali sul lavoro, in compagnia di Trentino-Alto Adige, Piemonte e Marche. Più a rischio sono i lavoratori che operano in quasi tutto il Sud Italia (isole escluse) e in Valle d’Aosta. Non si sta parlando di numeri assoluti, ma di incidenza del fenomeno sulla popolazione lavoratrice e il dato emerge da una statistica elaborata dall’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering.

Ce lo ha insegnato la pandemia in questi ultimi due anni. Oltre ai numeri assoluti che contano le vittime del Covid -19, sono le incidenze della mortalità – calcolate sulla popolazione di una regione – a determinare concretamente i parametri dell’emergenza e di conseguenza le risposte del sistema sanitario per arginarla.

E lo stesso vale per le morti sul lavoro. I tassi di incidenza degli infortuni mortali, calcolati rispetto alla popolazione lavorativa, sono la base più solida per individuare quali siano le regioni e le province in cui i lavoratori rischiano maggiormente di perdere la vita.

“Questi dati, ne siamo certi dopo oltre dodici anni di monitoraggio quotidiano dell’emergenza nel nostro Paese – spiegano in una nota dall’Osservatorio – devono essere conosciuti, devono essere posti sotto i riflettori. Perché solo così le regioni potranno (e dovrebbero) adottare piani di prevenzione adeguati alla propria situazione territoriale: dai controlli alle politiche di prevenzione informative e formative”.

La tragedia delle morti bianche è sicuramente una piaga nazionale che non conosce confini. Ma ci sono aree della Penisola in cui risulta essere indubbiamente più rischioso lavorare. “E non è la cronaca a fornire questo dato – aggiungono -. Anzi, probabilmente i media forniscono un’immagine fuorviante del dramma: spesso in effetti sono i numeri assoluti ad essere posti in primo piano. Con questo non sminuiamo il prezioso apporto di tv, radio e giornali che ci ricordano quotidianamente l’emergenza. Ma, di sicuro, non la definiscono in modo esaustivo”.

In effetti, è piuttosto logico che, a fronte di un’emergenza come quella degli incidenti, troppo spesso mortali, sul lavoro, i numeri più alti li detengano quelle regioni dove si lavora di più e nei settori più a rischio, come Lombardia e Lazio. Nonostante gli alti numeri assoluti di incidenti sul lavoro collezionati da queste due regioni, non sono queste le meno sicure del Paese per i lavoratori. Calcolando  la mortalità sulla popolazione lavorativa, vero indicatore come ricordano dall’Osservatorio, emergono altri dati.

“Noi, come Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, l’abbiamo creata una mappatura – spiegano -: dipingendo l’Italia a colori. Gli stessi utilizzati per distinguere i differenti livelli di allarme in tempo di pandemia. Così nei primi nove mesi del 2021 a finire in Zona Rossa sono: Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo e Valle D’Aosta; in Zona Arancione: Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia Romagna e Marche; In Zona Gialla: Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Sicilia e Veneto; In Zona Bianca: Toscana, Lombardia, Sardegna e Calabria”.

“Questi sono i veri indicatori del rischio e dell’emergenza in Italia – commentano -. Per questo ci auguriamo che le nostre elaborazioni possano spronare e aiutare i nostri amministratori ad agire concretamente. Soprattutto in vista di ulteriori nuove misure previste ed annunciate per arginare la tragedia delle morti sul lavoro”.

“L’ultimo che dà molta speranza – concludono – è un disegno di legge, presentato in Senato che prevede l’istituzione di un nuovo organismo investigativo, la Procura nazionale del lavoro. Si tratta di un percorso volto a migliorare l’organizzazione giudiziaria sul fronte della sicurezza con l’aiuto di una procura esperta e specializzata. Auspichiamo che questa volta non si spengano i riflettori sull’emergenza, perché sarebbe certamente l’ennesima grande sconfitta per un Paese civile e, a maggior ragione, per una Repubblica fondata sul Lavoro”.

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