Assegnate all’Emilia-Romagna le prime 840 confezioni della pillola antivirale Molnupiravir per la lotta al Covid: 175 in Romagna

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Sono state consegnate oggi in Emilia-Romagna dalla struttura commissariale 840 confezioni del farmaco antivirale Molnupiravir, corrispondenti ad altrettanti trattamenti. Si tratta del farmaco che inibisce la replicazione del virus SARS-CoV-2, ancora in fase di studio ma già utilizzabile nei pazienti a domicilio a rischio di evoluzione verso forme gravi. Di queste, 500 confezioni sono state immediatamente distribuite alle aziende sanitarie, le altre 340 rimarranno a disposizione per ricostituire le scorte visto che, per ora, non è stata stabilita la data di consegna di ulteriori quantità.

Tra Ausl e aziende ospedaliere, sono state assegnate 65 confezioni a Piacenza, 20 a Parma, 30 a Reggio Emilia, 70 a Modena, 95 a Bologna, 10 a Imola, 35 a Ferrara, 175 alla Romagna. Il programma di distribuzione, oltre a garantire una scorta minima di partenza, tiene conto dei consumi segnalati nell’ultimo periodo per i pazienti con malattia lieve o moderata. La ripartizione potrà essere rivalutata ed eventualmente modificata in funzione dell’andamento dell’utilizzo, dei casi osservati e delle prossime forniture di farmaco.

Ogni capsula di Lagevrio® (questo il nome commerciale del medicinale prodotto dalla società Merck Sharp & Dohme) contiene 200 grammi di molnupiravir, un profarmaco che una volta all’interno dell’organismo provoca un accumulo di errori nel genoma del virus fino a impedirgli di replicarsi.

È indicato per il trattamento del virus SARS-CoV-2 negli adulti appartenenti a determinate categorie che, pur non necessitando di un ricovero ospedaliero, corrono maggiormente il rischio di progressione verso forme più gravi. Deve essere somministrato il prima possibile, dopo la conferma di diagnosi di Covid 19 ed al massimo entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La dose raccomandata di Lagevrio® è di 800 mg (quattro capsule da 200 mg) da assumere per via orale ogni 12 ore per 5 giorni.

Secondo le indicazioni dell’AIFA, i pazienti destinatari del trattamento non devono essere ospedalizzati e devono appartenere a una delle seguenti categorie a rischio: soggetti con tumori solidi o del sangue in fase attiva, insufficienza renale cronica (esclusi pazienti in dialisi), broncopneumopatia severa, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità, malattia cardiovascolare grave (scompenso cardiaco, malattia coronarica, cardiomiopatia), diabete mellito non compensato.

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