Assemblea Confindustria Romagna a Ravenna. Tutti uniti per l’hub energetico e la grande Romagna. Bonomi attacca il governo: tagli subito il cuneo fiscale foto

Al Teatro Alighieri di Ravenna, l’Assemblea 2022 di Confindustria Romagna si è svolta oggi 4 luglio in gran spolvero, con la presenza del Presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi, con il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e naturalmente con il padrone di casa Roberto Bozzi, a capo di Confindustria Romagna, e l’immancabile saluto del Sindaco di Ravenna Michele de Pascale. Ma l’assise si è tenuta su due binari paralleli, che in pochi momenti si sono incontrati.

Nella prima parte dell’Assemblea hanno parlato Michele de Pascale, Roberto Bozzi e Stefano Bonaccini che si sono attenuti in larga parte al tema all’ordine del giorno “Energia per crescere – La transizione energetica tra sfide e nuovi equilibri” che qui a Ravenna assume un valore particolare nel contesto storico e congiunturale che stiamo vivendo. I tre interventi hanno mostrato una sostanziale sintonia di vedute sui temi dell’energia, della transizione, della crescita e hanno fatto toccare con mano, in modo tangibile, come a livello locale e regionale ci sia una collaborazione forte fra diversi attori (in questo caso amministratori pubblici e industriali) per raggiungere gli obiettivi di sistema.

Nella seconda parte dell’Assemblea invece Carlo Bonomi, Presidente Confindustria, ha toccato solo di striscio il tema centrale, per sferrare un duro attacco alla classe politica del passato e del presente e ai Governi, quello giallo-verde, quello giallo-rosso e quello giallo-rosso-verde di Draghi. Insomma, dall’intervento di Bonomi emerge sempre più il profilo di una Confindustria che striglia uomini di governo e partiti (da cui vuole tenersi orgogliosamente alla larga, ha detto Bonomi), molto insoddisfatta delle cose fatte e che si stanno facendo, che avanza proposte precise le quali però non sembrano essere contemplate nell’Agenda di Palazzo Chigi e del Parlamento. Una Confindustria di opposizione, praticamente, in cui l’unico richiamo di Bonomi ai vertici istituzionali nazionali – Mattarella e Draghi – è doverosamente sulla guerra della Russia all’Ucraina. Doverosamente perché Bonomi condivide al 100% le posizioni del capo del Governo e della guida della Repubblica, mentre guarda con una certa insofferenza ai troppi “né né” e “ma ma” che circolano sui talk show.

Ma procediamo con ordine e raccontiamo tutto dall’inizio. L’Assemblea ha il patrocinio del Comune di Ravenna – Assessorato al Turismo, come se l’assise degli industriali che si tiene appena dopo la Notte Rosa e prima del Jova Beach Party fosse un evento di richiamo in più. Non capiamo, ma va bene lo stesso. Singolare anche il fatto che gli sponsor siano suddivisi in tre categorie “medagliate”: sponsor Gold, sponsor Silver e sponsor Bronze. Fin qui le curiosità o le stranezze. Mentre è purtroppo normale che la platea dell’Alighieri sia popolata all’80% di uomini. Si sa, ancora poche donne sono in posizioni apicali nelle aziende italiane. È uno dei nostri tanti problemi nazionali.

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LA ROMAGNA DI IVANO MARESCOTTI COMINCIA E FINISCE A… VILLANOVA DI BAGNACAVALLO

A sorpresa, apre l’Assemblea il noto monologo di Ivano Marescotti sulla Romagna. Brillante. Esilarante. Perfino sprezzante se lo leggiamo in chiave politica. Perché una chiave politica ce l’ha quel video. Confindustria Romagna senza tanti giri di parole ci fa sapere – per interposto attore e grazie alla paradossale gag di Marescotti – che la Regione Romagna non esiste e che chi continua a cullarsi su questa roba è fuori dalla storia e dal mondo. Stefano Bonaccini sorride sornione e divertito alle battute di Marescotti, che gli consegna un assist perfetto per ribadire – quando sarà il suo turno – che serve una Romagna forte in una Regione forte. Che insieme Romagna ed Emilia vanno più veloci, divise sono più deboli. Sono cose di buon senso che capirebbe ormai anche un bambino, ma lo stesso Bonaccini ci ricorda che solo qualche anno fa qualcuno voleva fare un referendum sull’autonomia della Romagna (la Lega, ndr) senza citare l’autore della proposta. Ma quell’idea poi è stata accantonata. Ormai nessuno pensa più a una stravaganza del genere. Al massimo adesso vogliono mettere qualche cartello lungo le strade e sono già contenti. Quando si dice ricalibrare gli obiettivi.

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MICHELE DE PASCALE: RAVENNA HUB ENERGETICO STRATEGICO NAZIONALE

Dopo il filmato tocca al Sindaco, per un saluto niente affatto formale. Michele de Pascale va subito al dunque della questione: “nella crisi ed emergenza energetica nazionale, Ravenna intende giocare un ruolo nazionale, in sinergia con la Regione e nell’interesse dell’intero paese” dice. Poi aggiunge che troppo a lungo “l’Italia ha ballato sull’orlo del burrone” in tema di politica energetica mentre “la demagogia l’ha fatta da padrone.” Dopo la pandemia e con l’irruzione della guerra, il Sindaco di Ravenna ricorda di avere messo al centro del dibattito le sue 4 proposte (e su questo Bozzi e Bonaccini daranno merito al coraggio e alla coerenza del Sindaco, strappando l’applauso della platea): portare il rigassificatore in mare a Ravenna, dare impulso alle fonti rinnovabili e concretezza al grande progetto di parco eolico Agnes, realizzare l’impianto di cattura e stoccaggio di CO2.

E poi uno dei cavalli di battaglia del Sindaco da tempo, fin da quando convocò tutti in Piazza del Popolo alcuni anni fa, cioè tornare ad estrarre gas in Adriatico. “Abbiamo un mare Adriatico ricco di gas, perché non estrarlo e non utilizzarlo? Prendiamo quello che viene da tutto il mondo e non il nostro: è ridicolo!” ha detto secco. Michele de Pascale ha ribadito l’idea che Ravenna rappresenta un hub energetico strategico per tutto il sistema economica locale, regionale e di valore nazionale.

Infine il Sindaco ha sottolineato di essere in sintonia con Confindustria sulla crescita. “Siamo amici di chi vuole investire e di chi punta allo sviluppo, abbiamo solo i nostri paletti: tutela dell’ambiente, uso delle tecnologie più innovative e sostenibili, qualità e sicurezza del lavoro”. “Siamo noi i veri ambientalisti. Così si fa la crescita sostenibile” ha concluso. Come a dire che il resto sono chiacchiere da decrescita insostenibile.

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ROBERTO BOZZI: VOGLIAMO LA CITTÀ ROMAGNA, SIAMO L’ENERGY VALLEY

Il Presidente di Confindustria Romagna (in coda al pezzo pubblichiamo il suo intervento integrale) Bozzi ha ribadito l’idea che “una Romagna unita è una Romagna più forte dentro una Regione più forte. Di questo erano convinti coloro che mi hanno preceduto, e ne sono convinto anche io. Nei giorni scorsi abbiamo rilanciato, con un evento pubblico, l’idea di una Città Romagna, un’area metropolitana corrispondente alle attuali province che si muove come una realtà unica. Non siamo interessati alle forme amministrative e tecniche, quanto al concetto sottostante: solo una Romagna unita può competere a livello globale. Una Romagna che sappia esaltare le sue innumerevoli eccellenze, che abbia le responsabilità e le capacità di programmare il suo sviluppo, che sia facilmente raggiungibile e connessa in modo efficace e contemporaneo al resto d’Italia, l’alta velocità proposta un anno fa: Alta Velocità vera, non un surrogato” altrimenti “questo obiettivo risulterà precluso alla Romagna per molti decenni ancora.” Su questo punto Bonaccini poi lo ha rassicurato che ci sta lavorando.

Sulla transizione energetica Roberto Bozzi ha detto che “fortunatamente è cambiato il vento rispetto al mainstream dominante sino a pochi mesi fa… Viviamo in una regione dinamica, un mosaico di eccellenze: distanti pochi chilometri da noi la motor valley, la wellness valley, la food valley. Abbiamo usato l’inglese non per vezzo stilistico, ma perché i distretti industriali emiliano-romagnoli hanno saputo affermarsi a livello mondiale. Qui, Presidente Bonomi, siamo nel cuore dell’energy valley italiana: la Romagna è il laboratorio naturale della transizione ecologica. Nel nostro territorio siamo pronti da tempo, con un sistema rodato per funzionare su larga scala, sia per quanto riguarda le fonti energetiche tradizionali sia soprattutto per le rinnovabili. La diversificazione degli approvvigionamenti energetici è già qui: estrazioni di metano, rigassificatore, parco eolico e fotovoltaico galleggiante, idrogeno verde, cattura e stoccaggio della CO2… Ravenna e la Romagna hanno idee, tecnologie e professionalità che per decenni hanno affermato il distretto offshore adriatico in tutto il mondo, lavorando con rigorosa osservanza della sicurezza. Parallelamente hanno saputo lanciare con successo il modello di turismo apprezzato in tutto il mondo che ancora anima le nostre coste. Qui ne siamo ben consapevoli, e ringrazio nuovamente e pubblicamente il sindaco de Pascale per non aver mai mollato la presa. Per questo ci siamo uniti con convinzione alla sua spinta sul rilancio della produzione nazionale in Adriatico, sulla collocazione di un’unità galleggiante per la rigassificazione al largo delle nostre coste, sulla concretizzazione in tempi brevi del progetto Agnes, un parco eolico/solare da 700 MW, e infine sulla realizzazione di un sistema di captazione della CO2. La nomina del nostro governatore a commissario straordinario per l’energia non è un caso, né il frutto di chissà quali alchimie politiche: semplicemente, siamo pronti. Ravenna ha tutte le carte in regola per essere punto di riferimento come hub nazionale per il gas.”

Bozzi ha ribadito che “tutta la Romagna si sta muovendo in questo senso: c’è una sensibilità diffusa che si sta traducendo in progetti green anche a Forlì-Cesena e al largo di Rimini, sulla carta estremamente interessanti. Ribadiamo l’appello affinché dalla carta si possa velocemente passare alla valutazione di fattibilità, ricordando che ogni veto, ogni comitato del no, ogni rilievo è destinato ad allontanarci fatalmente dall’obiettivo. Stiamo già pagando il prezzo altissimo dei costi del non fare, del non decidere, del non scegliere: di tutti i tentennamenti che hanno impantanato finora i procedimenti di parchi eolici e soluzioni aggiuntive alle fonti tradizionali. Parlo di soluzioni aggiuntive, e non alternative, perché la transizione richiederà decenni, e per decenni ci occorrerà tutta l’energia reperibile onshore e offshore, prima di poterci affidare esclusivamente alle rinnovabili.”

Confindustria Romagna
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STEFANO BONACCINI: PER TROPPO TEMPO SIAMO STATI IL PAESE DEL NO

Il Presidente della Regione Bonaccini ha fatto un richiamo alla situazione della guerra per ribadire ancora una volta senza ambiguità la solidarietà all’Ucraina, la difesa dei valori democratici e di libertà dell’Europa e dell’Occidente, e la condanna senza appello della guerra scatenata dalla Russia: “ingiustificata e ingiustificabile” ha detto, ripreso nel suo intervento da Bonomi.

Dopo avere liquidato velocemente la faccenda della Romagna, Stefano Bonaccini ha distillato con orgoglio i risultati ottenuti da tutta la Regione negli anni del suo governo: da 6 anni è la regione che cresce di più in Italia, è la prima regione manifatturiera in Italia e una delle prime in Europa e nel Mondo, ed è la prima per valore dell’esportazione pro-capite, il doppio della media nazionale.

Sulla Città Romagna o sulla Romagna Area Vasta o Provincia Bonaccini ha glissato in riferimento agli aspetti formali e burocratico-amministrativi, ma ha detto che il processo della grande Romagna deve andare avanti. Ha poi parlato degli investimenti nell’innovazione e nella formazione, perché c’è bisogno di un’occupazione di alta qualità. Ha ricordato che qui verrà presto installato uno dei più grandi processori di dati al mondo, che sarà istituita la prima università al mondo dedicata al cibo e che la Regione farà una legge ad hoc per attirare talenti da fuori regione e dal mondo.

Agli industriali dice anche di pagare di più i giovani, per tenerseli. Ma aggiunge subito dopo che serve il taglio del cuneo fiscale per fare calare il costo del lavoro e non incidere negativamente sulla competitività delle nostre aziende.

Poi il tema dell’energia: il Presidente dell’Emilia-Romagna ha ribadito le critiche alle scelte sbagliate della politica nazionale, “perché siamo stati il Paese dei tanti No e non il Paese dei Sì”. Ha sottolineato tutte le scelte già illustrate, dall’incremento delle estrazioni di gas in Adriatico oltre le 12 miglia dalla costa, il rigassificatore (“a Ravenna si collabora tutti insieme per raggiungere un obiettivo nazionale, invece a Piombino ci si divide”, ha sottolineato), il grande parco eolico a mare (sul quale bisogna semplificare le pratiche e ridurre i tempi di realizzazione).

Confindustria Romagna
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CARLO BONOMI: SERVONO 16 MILIARDI SUBITO PER IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE

Il Presidente di Confindustria Bonomi, pacato nei toni, ma fermo e determinato, ha picchiato duro sulle scelte nazionali della politica e dei governi. Ha ricordato i 30 miliardi spesi o stanziati finora per il Reddito di Cittadinanza su cui si è detto d’accordo come strumento di contrasto alla povertà, ma che ritiene assolutamente inadeguato come strumento di avvio al lavoro dei disoccupati. Per cui oggi il Ministro del Lavoro si trova nello scomodo ruolo di “dover cercare un lavoro a chi doveva trovare un lavoro a chi cercava lavoro”, ha detto Bonomi non senza sarcasmo.

Ha attaccato su quota 100 che doveva garantire il ricambio nelle aziende (“ci dicevano che ogni persona che lasciava con quota 100 ne sarebbero state assunte 4, non s’è visto nulla” ha ricordato sferzante) ma non ha prodotto risultati con altri 30 miliardi di costi fino al 2028.

Poi ha parlato dei bonus 110% che in sé potevano anche essere utili ma invece sono stati pensati a scapito di altre misure più urgenti. In buona sostanza chi ha governato negli ultimi anni ha compiuto una serie di errori che hanno portato oggi a una crescita di appena poco superiore al 2%, “altro che rimbalzo dopo la pandemia, il paese è fermo” ha detto.

Al Governo Carlo Bonomi presenta le sue richieste: servono riforme strutturali, riforme rinviate da decenni perché dicevano che non c’erano le risorse. Riforme per ridurre le disuguaglianze fra uomini e donne, fra nord e sud e fra competenze. Ma oggi le risorse ci sono, se è vero che nell’ultimo anno c’è stato un introito fiscale superiore per 38 miliardi. Quei soldi – ha detto Bonomi – vanno reinvestiti nel sistema economico per tagliare il cuneo fiscale: “servono 16 miliardi da mettere nelle tasche dei lavoratori italiani, 1.300 euro di media in un anno per ogni lavoratore. Questa sì che sarebbe una riforma strutturale, sarebbe una mensilità in più.”

Altro che salario minimo orario, come vorrebbe fare il Ministro del Lavoro. Su questo Bonomi è stato durissimo: ha detto sostanzialmente che la misura in Italia, dove c’è una forte ed estesa contrattazione collettiva, non serve. Che la faccia il Ministro se la vuole fare questa cosa, ma almeno la faccia bene, ha detto ancora una volta sferzante Bonomi, che ha suggerito sempre al Ministro Andrea Orlando di rinnovare piuttosto i contratti degli oltre 2 milioni di dipendenti della PA ancora senza contratto.

Poi Bonomi ha attaccato ancora sulle politiche sociali. Ha detto che malgrado il debito pubblico in Italia sia passato da 1.900 miliardi nel 2010 a 2.700 miliardi nel 2021 (più 800 miliardi) e malgrado sia raddoppiata la spesa previdenziale nello stesso periodo sono raddoppiati anche i poveri. Come a dire che qualcosa non va. E ciò che non va è la “politica dei bonus a spot”, mentre invece servono “riforme strutturali”.

Dopo avere con gelido distacco e con fermezza chiesto agli associati di “stare orgogliosamente lontani dai partiti” come se questi avessero la peste, ha poi corretto parzialmente il tiro subito dopo affermando: “Ci serve più politica con la P maiuscola” facendo l’esempio di Ravenna in positivo e di Piombino in negativo. E per finire ha citato Benigno Zaccagnini che nel 1968 rifletteva sulla differenza fra spinta al riformismo e fuoco rivoluzionario: Zac è sempre stato per la prima e contro il secondo. Come Bonomi. E qui immancabile è partito l’applauso finale.

Confindustria Romagna
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L’INTERVENTO INTEGRALE DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA ROMAGNA

Presidente Bonomi, presidente Bonaccini, autorità, colleghe e colleghi, benvenuti. È la mia prima assemblea pubblica da presidente di Confindustria Romagna, e non vi nascondo l’emozione.

Con l’Assemblea privata che si è chiusa pochi minuti fa, è terminata la lunga fase transitoria seguita alla fusione delle territoriali di Ravenna e Rimini prima, e poi tra la Romana e Forlì-Cesena dopo: Confindustria Romagna ha raggiunto quindi la sua fase a regime, e da oggi è realtà certa e indissolubile. La visione che diversi anni fa hanno avuto i nostri padri fondatori Guido Ottolenghi e Paolo Maggioli, il sogno per cui si sono battuti prima Vincenzo Colonna e poi Andrea Maremonti, è raggiunto. Solo chi ha trasformato questo sogno in una solida realtà può veramente comprendere il complesso e difficile lavoro per raggiungere questo traguardo che oggi celebriamo tutti insieme.

Ne valeva la pena: una Romagna unita è una Romagna più forte dentro una Regione più forte. Di questo erano convinti coloro che mi hanno preceduto, e ne sono convinto anche io.

Nei giorni scorsi abbiamo rilanciato, con un evento pubblico, l’idea di una CITTA’ ROMAGNA, un’area metropolitana corrispondente alle attuali province che si muove come una realtà unica. Non siamo interessati alle forme amministrative e tecniche, quanto al concetto sottostante: solo una Romagna unita può competere a livello globale.

Una Romagna che sappia esaltare le sue innumerevoli eccellenze, che abbia le responsabilità e le capacità di programmare il suo sviluppo, che sia facilmente raggiungibile e connessa in modo efficace e contemporaneo al resto d’Italia, l’alta velocità proposta un anno fa: ALTA VELOCITA’ VERA, non un surrogato.

Caro Presidente Bonaccini: è evidente che, se il programmato raddoppio della linea nella tratta Castel Bolognese-Bologna non avverrà con caratteristiche tecniche che consentano appunto l’ALTA VELOCITA’, questo obiettivo risulterà precluso alla Romagna per molti decenni ancora.

L’emozione è legata anche al momento storico in cui assumo questa responsabilità: viviamo da molti anni in una fase di profondi e rapidi mutamenti, dalla crisi del 2008 la velocità del cambiamento è aumentata in modo esponenziale, e questo lo avevamo messo nel conto.

Ma negli ultimi mesi il mondo si è davvero capovolto: la ripresa dopo la pandemia è oggi minacciata dall’aumento dei prezzi sia delle materie prime sia delle fonti energetiche, con un’inflazione in continua crescita; poi a fine febbraio è arrivata anche la guerra con le sue terribili conseguenze.

Oggi viviamo una realtà completamente diversa da quella di 7 mesi fa quando ho ricevuto l’onore e l’onore di presiedere Confindustria Romagna.

Come uomini e donne di impresa siamo abituati agli ostacoli, avendo dimostrato finora la capacità di superarli: magari uscendone un po’ ammaccati, ma comunque sapendo sempre ritrovare slancio. Abbiamo il dovere di pensare ma soprattutto credere che anche questa volta sarà così.

Da marzo del 2020 la pandemia ha stravolto tutti gli scenari fermando intere filiere per alcuni mesi; abbiamo vissuto la sovrapposizione di eventi globali a tratti imponderabili, che si sono concatenati stravolgendo il nostro modo di vivere e lavorare.

Siamo in una fase di transizione sociale ed economica: la transizione energetica è solo l’ultimo tassello di un fenomeno ben più ampio e ben più profondo destinato a cambiare il mondo per come lo abbiamo conosciuto.

E, come in ogni passaggio epocale, noi imprenditori abbiamo il dovere di mettere a disposizione la nostra competenza e creatività riconosciuta in tutto il mondo, mantenendo alta la capacità di ascoltare, di valutare, di decidere e guidare.

A proposito di transizione energetica, la nostra percezione è che fortunatamente sia cambiato il vento rispetto al mainstream dominante sino a pochi mesi fa. Occorrevano eventi drammatici per richiamarci alla realtà: se penso che l’approvazione del PITESAI è della primavera scorsa, mi pare che siano in realtà passati secoli. Per fortuna.

Il vento sta girando verso quel nuovo equilibro che dà il titolo alla nostra assemblea. Viviamo in una regione dinamica, un mosaico di eccellenze: distanti pochi chilometri da noi la motor valley, la wellness valley, la food valley. Abbiamo usato l’inglese non per vezzo stilistico, ma perché i distretti industriali emiliano-romagnoli hanno saputo affermarsi a livello mondiale. Qui, presidente Bonomi, siamo nel cuore dell’energy valley italiana: la Romagna è il laboratorio naturale della transizione ecologica.

Nel nostro territorio siamo pronti da tempo, con un sistema rodato per funzionare su larga scala, sia per quanto riguarda le fonti energetiche tradizionali sia soprattutto per le rinnovabili. La diversificazione degli approvvigionamenti energetici è già qui: estrazioni di metano, rigassificatore, parco eolico e fotovoltaico galleggiante, idrogeno verde, cattura e stoccaggio della CO2.

Tanti nuovi progetti che stanno portando a minor inquinamento e minor impatto climatico aumentando la disponibilità di energia e creando nuovi posti di lavoro. Ravenna e la Romagna hanno idee, tecnologie e professionalità che per decenni hanno affermato il distretto offshore adriatico in tutto il mondo, lavorando con rigorosa osservanza della sicurezza. Parallelamente hanno saputo lanciare con successo il modello di turismo apprezzato in tutto il mondo che ancora anima le nostre coste.

Qui ne siamo ben consapevoli, e ringrazio nuovamente e pubblicamente il sindaco De Pascale per non aver mai mollato la presa. Per questo ci siamo uniti con convinzione alla sua spinta sul rilancio della produzione nazionale in Adriatico, sulla collocazione di un’unità galleggiante per la rigassificazione al largo delle nostre coste, sulla concretizzazione in tempi brevi del progetto Agnes, un parco eolico/solare da 700 MW, e infine sulla realizzazione di un sistema di captazione della CO2.

La nomina del nostro governatore a commissario straordinario per l’energia non è un caso, né il frutto di chissà quali alchimie politiche: semplicemente, siamo pronti. Ravenna ha tutte le carte in regola per essere punto di riferimento come hub nazionale per il gas.

E’ una rivendicazione logica e naturale, non una candidatura dettata dall’urgenza, dall’esplosione dei prezzi di energia e materie prime aggravata dalla guerra, o dal recente problema dell’approvvigionamento idrico dovuto alla siccità, che pure hanno acuito l’emergenza. In particolare, sulla disponibilità di acqua occorre maggiore coordinamento tra le istituzioni in vista dei prospettati razionamenti alle forniture per l’industria e l’agricoltura. Ad oggi non c’è una regia per la programmazione dei prelievi lungo tutto l’asta del Po in Emilia-Romagna: cogliamo l’occasione per chiedere alla Regione di svolgere un ruolo attivo affinché l’emergenza non ricada solo sulle utenze industriali delle province che sono a valle del fiume, Ravenna e Ferrara.

In un momento di difficoltà siamo consapevoli che il sapere e i talenti di questa città, con i suoi 60 anni di esperienza in materia di energia, possono davvero essere un faro per tutto il Paese.

Accogliamo positivamente, in linea con quello che stiamo sostenendo con convinzione da anni, anche le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sulla necessità di estrarre sempre più gas da giacimenti nazionali, rivedendo il Pitesai.

E tutta la Romagna si sta muovendo in questo senso: c’è una sensibilità diffusa che si sta traducendo in progetti green anche a Forlì-Cesena e al largo di Rimini, sulla carta estremamente interessanti. Ribadiamo l’appello affinché dalla carta si possa velocemente passare alla valutazione di fattibilità, ricordando che ogni veto, ogni comitato del no, ogni rilievo è destinato ad allontanarci fatalmente dall’obiettivo.

Stiamo già pagando il prezzo altissimo dei costi del non fare, del non decidere, del non scegliere: di tutti i tentennamenti che hanno impantanato finora i procedimenti di parchi eolici e soluzioni aggiuntive alle fonti tradizionali.

Parlo di soluzioni aggiuntive, e non alternative, perché la transizione richiederà decenni, e per decenni ci occorrerà tutta l’energia reperibile onshore e offshore, prima di poterci affidare esclusivamente alle rinnovabili.

Lo scopo è evidente: permettere al Paese di essere il più possibile indipendente da un punto di vista energetico, soprattutto considerando l’attuale stato di emergenza. La nostra stella polare deve essere la diversificazione: occorre stravolgere la politica energetica del nostro Paese e rimettersi in corsa partendo da strategie di medio e lungo periodo.

L’auspicio è di vedere finalmente fatti, di avere un piano d’azione concreto in tema di energia che preveda un coordinamento fra Governo, Regioni e Comuni. Ci auguriamo di potere lavorare insieme e percorrere una strada comune per il bene di tutto il Paese.

I rincari dei prezzi energetici stanno colpendo in particolare i paesi europei. Le stime del Centro Studi Confindustria rivelano che, in confronto a Francia e Germania, l’Italia è il paese dove il caro-energia rischia di produrre i maggiori danni.

A politiche invariate, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%).

L’impatto per l’Italia si traduce in una crescita della bolletta energetica stimata tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile; per il solo settore manifatturiero, l’aumento è stimato in circa 2,3 – 2,6 miliardi al mese. Inoltre, non va dimenticato che la produzione di energie rinnovabili in Italia è ferma da oltre 5 anni.

Se continueremo così sarà per l’Italia impossibile rispondere agli impegni presi con l’Europa che chiede il raddoppio entro il 2030. Ce lo dicono i numeri, non possiamo più attendere.

Lo ha ripetuto il nostro presidente, che ringrazio di cuore per essere qui oggi: occorre diversificare il mix energetico e diminuire la nostra dipendenza del gas russo. Servono più Gnl, più rigassificatori, importare più gas da altre nazioni raddoppiando anche il Tap e incentivare le fonti rinnovabili. Il Governo italiano negli ultimi mesi è andato in cerca di riserve ovunque, spingendosi lontano, e questa ricerca non può considerarsi finita o sufficiente: ci sono ancora grandi opportunità non sviluppate.

Sulla scacchiera i pezzi sono tanti, come tante sono ancora le incertezze sulle energie disponibili per questo inverno.

Chiediamo quindi a tutti i livelli il massimo sforzo per riuscire a superare al meglio questo difficile momento di crisi energetica. Con realismo e senza demagogia.

Un ultimo, sentitissimo ringraziamento al presidente Bonaccini, e al suo sostegno decisivo alla vocazione energetica di Ravenna. A lui lascio la parola con un grande in bocca al lupo per il nuovo incarico.