Centinaia di cartoline lungo la Romea per scoprire la sua storia. “Bellissima e avvincente”

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“Nel nostro viaggio lungo la strada Romea, durato 15 anni, abbiamo scoperto un territorio per molti aspetti inesplorato -. Di sicuro di inesplorata è la storia della Romeadice Terry Manfrin -. Una storia avvincente, maliziosa, legata a doppio filo con il territorio attraversato. Una storia che non può restare chiusa nei cassetti, perché ci aiuta ad interpretare questo territorio e magari a leggerne il futuro“.

“Il nostro lavoro fotografico ci ha portato, ad un certo punto, a cercare la storia di questa strada. Per questo – dice Riccardo Ciriello – abbiamo prodotto delle cartoline con nozioni storiche, citazioni di viaggio e curiosità, lasciandole nei luoghi più sicuri e popolati della Romea. Tante cards che, come un puzzle, vanno a comporre la storia della Romea, dall’epoca etrusca alla sua costruzione del Novecento. Vogliamo dire agli “abitanti” di questa arteria che questa strada ha una storia bellissima ed avvincente, che non può essere sepolta dalle vicende della quotidianità”.

romea

“La Romea diventa un filo conduttore storico. Nella pagina social del progetto abbiamo iniziato a pubblicare immagini storiche della Romea e del territorio coinvolto dal suo passaggio – concludono i due autori -, per portare in evidenza quanto questa strada abbiamo contribuito al risveglio economico e sociale di un territorio prima abbandonato e sconnesso”.

ALCUNI CENNI STORICI

Si racconta che la Romea sia di epoca romana. In realtà le radici storiche dI questa strada sono anche più profonde. La linea di costa era molto più arretrata e costellata di plaudi, foci, lagune e gli etruschi costruirono canali di collegamento tra gli specchi d’acqua. Un’opera che permetteva, come racconta Cassiodoro nel 238 d.C., di arrivare, navigando entro la costa, da Ravenna ad Aquileia. Quella che oggi è una importante arteria di traffico internazionale, nasce come un percorso da farsi a remi. Contrariamente all’immaginario comune, la Romea non è una strada costruita dai romani. Sarà un’arteria importante per il commercio, costellata di insediamenti, ma ancora da farsi in barca, dato che nel 301 d.C. l’imperatore Diocleziano stabilì le tariffe per la navigazione lungo questo corso d’acqua.

Saranno i sedimenti depositati dai molti corsi d’acqua a concretizzare la possibilità di percorrere alcuni tratti su terra. Ma la caduta dell’Impero le fecero perdere importanza commerciale. Rimase via secondaria anche nell’epoca dei pellegrinaggi medievali, fenomeno tuttavia che le regalò il nome che porta tutt’oggi. Romee erano le strade percorse dai “romei”, i pellegrini che si recavano a Roma. Pur rappresentando una via minore, è l’unica che ne conserva ufficialmente in nome. Maggiore considerazione le venne riconosciuta in epoca Veneziana, quando la Serenissima governava fin alle porte di Ravenna. La strada, che i veneziani chiamavano “strada del Corriero” fungeva da retroporto ai molti scali portuali che si trovavano tra Ravenna e Venezia ed era essenziale per il commercio del sale di Comacchio. Molti sono i racconti dei viaggiatori di questa
epoca, che descrivono una strada tratteggiata sulla sabbia e per molti tratti ancora interrotta da fiumi e guadi in traghetto.

La caduta della Serenissima nel 1979 riconsegnò nuovamente all’oblio della storia questa strada. Sarà l’ingegnere chioggiotto Iginio Gallimberti, nel 1929, a lanciare l’idea del ripristino della strada Romea. Gli anni e la retorica del fascismo spinsero i suoi contemporanei a replicare a copiare l’epopea dei romani, costruttori di strade. I lavori iniziarono nel 1938, a cura di un pool delle provincie interessate dall’attraversamento, ma subito interrotti dal secondo evento bellico mondiale. I lavori ripresero nell’immediato dopoguerra ma, per la scarsità di risorse dei soggetti costruttori, i lavori avanzavo a singhiozzo. Sarà la grande alluvione del Po del 1951 a far conoscere alla nazione la tragica situazione economica e sociale di questo territorio. Dalle immagini televisive di una terra negletta, nacque l’impegno economico del Governo a far rinascere la Romea. I lavori iniziarono seriamente nel 1952, per concludersi nel 1970 con la costruzione del ponte sul Po di Goro a Mesola, per una spesa complessiva di 8 miliardi di lire. Ma sarà la caduta del muro di Berlino nel 1989 ad aprire la frontiere con l’Europa dell’Est e disegnare la Romea come conosciamo oggi.

ALCUNE CITAZIONI STORICHE

“Le vostre navi non hanno da temere. Da lontano sembra quasi che siano condotte in mezzo ai prati, perché non se ne vede lo scafo. Avanzano tirate da funi, esse che solitamente sono trattenute dalle gomene e, mutata condizione, gli uomini favoriscono la navigazione camminando”Cassiodoro. Variae, 238 d.C.

“Roma di cui noi valorizziamo in pieno l’immensa eredità morale e materiale lasciateci, era maestra anche nell’arte di costruire strade sulle qual mandava le aquile delle legioni, ambasciatrici di civiltà”Mario Sutto. Il Gazzettino Illustrato, 1933

“Nome più bello una strada non potrebbe chiederlo. Si annuncia col profumo delle sue pinete e il canto di campana della sue abbazie. Un nome che merita un inchino”Orio Vergani. Corriere della Sera, 1933

“Questa resurrezione della famosa via imperiale dell’Adriatico, era una vecchia aspirazione e fu tema di discussioni alle quali il Duce, sensibilissimo dei grandi itinerari della Patria, ha voluto tagliar corto con un imperativo «si faccia» che non ammette repliche”Gino Piva. La Stampa, 1934

“Quando infatti di afferma che la strada è la vita, di riconferma una cosa saputa. Basta infatti osservare le lunghe file di case, che vanno assumendo l’aspetto di minuscoli villaggi ai lati dei piccoli tronchi della Romea ripristinati degli ultimi anni”Carlo Badini. Bollettino CCIAA di Ferrara, 1948

“La strada Romea è una realtà rimasta statica nel tempo, una realtà da disincagliare dalla sua storia secolare per adeguarla ai mezzi di trasporto moderni”Iginio Gallimberti. Le Strade, 1952

“La Romea prenderà tutti gli abitanti del Delta, dal primo all’ultimo, dalla loro solitudine, amalgamandoli alla grande collettività della Patria”Enzo Grazzini. Corriere della Sera, 1952

“Oggi la Romea non è altro che un insieme di miseri resti nutriti di nebbie pensati e di torrida luce, che pochi ignari turisti ripercorrono anche nei tratti transitabili, forse talvolta ignari dell’unitile andare per quelle via”Giuseppe Cortesi. Bollettino CCIAA di Ravenna, 1953

“Ciò che sarà al di qua dell’asfalto della Romea, sarà finalmente a portata di mano e non in capo al mondo, inserito cioè nella vita ordinaria del Paese, tirato fuori dall’incertezza della terre nuove e dai perniciosi complessi di un isolamento senza conforto”. Carlo Badini. Bollettino CCIAA di Ferrara, 1955

“Per gli stranieri in visita all’Italia il delta del Po non esiste. La strade di grande comunicazione lo evitano. Per noi italiani, poi, il delta è solo un luogo di sciagure e perpetua miseria, un labirinto fangoso, composizione instabile di isolotti disancorati, posto di nebbie e di miasmi”Giorgio Bocca. Le via d’Italia, 1957

“In dieci anni le paludi di Comacchio sono diventate una fabbrica di miliardi. Nel 1954 miseria e malattia stagnavano su quei canali. Ora, uno dopo l’altro, con la rapidità dei funghi, fra le dune e i pinastri della costa sono sorti nuovissimi centri balneari col ritmo delle prime città americane”. Gaetano Tumiatti. La Stampa, 1963

“Prima della guerra queste distese d’acqua e di terra erano il regno della malaria, delle anguille, della miseria. Poi arrivarono le truppe americane col DDT: la malaria scomparve, restarono le anguille e la miseria”Gaetano Tumiatti. La Stampa, 1968

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