“La Sanità Pubblica è sotto attacco. Difendiamola!” Sindaci, medici e sindacalisti lanciano dalla Romagna un appello per salvare il Sistema Sanitario universalistico

“La Sanità Pubblica è sotto attacco. Difendiamola!” Con questo slogan, che vuole chiamare tante forze e soprattutto i cittadini – trasversalmente – a raccolta per difendere il Servizio Sanitario Nazionale universalistico che rischia il collasso, questa mattina, venerdì 10 marzo, al Mercato Coperto di Ravenna, si è tenuta la conferenza stampa in cui è stato presentato un appello in difesa appunto della Sanità Pubblica, che ha come primi firmatari diversi sindaci della Romagna e altre personalità politiche, associative e sindacali.

Il documento, già sottoscritto da quasi 200 personalità, a titolo personale, è nato nell’ambito dell’Associazione “Idee per la Sinistra” che ha fra gli animatori l’ex senatore di LeU Vasco Errani ed è stato presentato da Giovanni Bissoni, già Assessore regionale alla Sanità dell’Emilia-Romagna. Hanno preso la parola anche Michele de Pascale, Sindaco di Ravenna, Enzo Lattuca, Sindaco di Cesena, Vasco Errani, ex Senatore, già Presidente della Regione, Marinella Melandri, segretaria CGIL Ravenna, Paolo Palmarini, segretario UIL FPL Ravenna e Francesco Feletti, segretario ANAAO per la Romagna.

L’intento dei promotori è di non limitare il dibattito e l’iniziativa a una sola parte politica, bensì di mobilitare il più vasto arco varie di forze e soprattutto i cittadini, costruendo una forte consapevolezza e creando una grande mobilitazione, ha ricordato in conclusione Vasco Errani: “Senza la mobilitazione delle coscienze e dei cittadini, se il dibattito resterà chiuso fra gli esperti, fra Regioni, Comuni, Ausl e Governo non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo” di salvare il sistema sanitario universalistico, bene pubblico essenziale.

Già, i cittadini. A detta dei promotori dell’appello, i cittadini sono all’oscuro e non consapevoli dei rischi cui va incontro il Servizio Sanitario Nazionale, non c’è un dibattito pubblico su questi temi e si parla soprattutto delle inchieste della magistratura sulla gestione del Covid, cioè del passato, invece di affrontare i gravissimi problemi dell’oggi, che potrebbero portare al collasso degli ospedali e della sanità territoriale. Per l’accumularsi di una serie di fattori negativi. Il cronico sottofinanziamento (l’Italia è il paese Ocse che spende la quota minore di PIL in sanità pubblica) a fronte di bisogni crescenti. La cronica carenza di personale medico e infermieristico. La cronica mancata valorizzazione di tale personale, anche dal punto di vista retributivo, che spinge sempre più professionisti ad andare a lavorare all’estero o nel privato.

Ultimi ma non meno gravi problemi, ecco gli orientamenti emersi nel Governo Meloni: l’ulteriore riduzione delle risorse, l’introduzione della flat tax che darebbe un colpo mortale al finanziamento del welfare e del sistema sanitario pubblico e, infine, il provvedimento dell’Autonomia rafforzata che rischia di portare a una sanità parcellizzata per regione, in cui ognuno fa da sé, con buona pace del diritto alla salute per tutti.

Michele de Pascale in particolare ha affermato che “con i finanziamenti attuali, in progressivo calo, l’obiettivo delle prestazioni sanitarie universali è irraggiungibile”, dunque l’Italia non sarà in grado di garantire il “diritto alla salute scritto in Costituzione”. Occorre un incremento delle risorse destinate al SSN e la battaglia su questo punto “dovrebbe riguardare tutti, anche il governo attuale che non potrà continuare a lungo a dare la colpa ai governi che l’hanno preceduto”.

Enzo Lattuca Sindaco di Cesena ha ribadito che l’Appello parte dalla Romagna “non perché la Romagna abbia un problema particolare o in più di altri territori” ma solo perché qui c’è maggiore consapevolezza, che si spera di esportare, perché l’emergenza sanità “è generale e riguarda tutta l’Italia. Ne va della tenuta della coesione sociale e del benessere delle nostre comunità.”

L’ex Assessore Giovanni Bissoni ha ricordato poi che la logica conseguenza della crisi del sistema pubblico è la crescita del sistema privato: “Negli ultimi 2 anni la spesa sanitaria nel settore privato in Italia è cresciuta di 2 miliardi e nel complesso ha raggiunto la cifra di 40 miliardi.”

Marinella Melandri, segretaria della Cgil di Ravenna, ha ammonito che in questa situazione rischia di passare il messaggio del “si salvi chi può” e cioè chi ha i soldi si cura andando nel privato e gli stessi professionisti rischiano di abbandonare il pubblico perché sono poco pagati e valorizzati.

L’APPELLO È SU CHANGE.ORG

Movimento per la Sanità Pubblica ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Orazio Schillaci (Ministro della Salute) – Un gruppo di donne e uomini con ruoli idee e funzioni diverse, insieme ad un gruppo di professionisti sanitari, ma anche semplici cittadine e cittadini preoccupati per l’attacco alla già indebolita sanità pubblica, hanno deciso di fare qualcosa. Ecco la ragione di questo appello, dare vita ad una vasta mobilitazione in difesa della sanità pubblica. Vi chiediamo di firmare, diffondere e condividere perchè senza una sanità pubblica efficiente e con risorse adeguate non esiste il diritto costituzionale alla salute.

Il testo dell’Appello per la Sanità Pubblica

“La salute è un diritto fondamentale per tutte le persone, che la nostra Costituzione tutela e che lo Stato deve garantire. Purtroppo le condizioni in cui versa il nostro SSN sono drammatiche. Rispetto alla riforma del 1978 c’è stato un cambiamento demografico non ancora metabolizzato in modo adeguato: siamo una società invecchiata e che invecchierà ancor di più. Sono anni che lo Stato non investe quanto necessario in termini di risorse finanziarie, professionali, riforme. L’impatto della pandemia sull’intero sistema aveva aperto la speranza per adeguati investimenti sul servizio sanitario. Così non è avvenuto, quanto meno in termini congrui.”

“Un sistema già indebolito, costretto a dare priorità alla gestione della pandemia, ha raggiunto risultati efficaci grazie allo straordinario impegno professionale, ma contestualmente si è infiacchita la capacità di risposta assistenziale ai bisogni delle persone, le liste d’attesa sono incrementate, l’accesso a prestazioni a pagamento sono aumentate in modo esponenziale, il ricorso a sistemi assicurativi è stato stimolato e, più in generale, è aumentato l’abbandono delle persone fragili per salute, età, condizioni economico-sociali. All’impatto pandemico si sono aggiunte le ricadute economico-finanziarie dovute alla guerra in Ucraina, l’inflazione, il caro bollette, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria delle Regioni, dei Comuni e delle famiglie.”

“Siamo di fronte ad un pericolo incombente: il superamento dell’universalismo sanitario del SSN con l’avvio di fatto di un universalismo selettivo la cui conseguenza sarà una sanità che si rivolge prioritariamente ai poveri, progressivamente più povera, aggravando quelle diseguaglianze che sempre più caratterizzano il nostro Paese. È unanimemente riconosciuto che già oggi le differenze inaccettabili nella società, in rapporto a istruzione, condizioni di vita e di lavoro, età e genere portano anche a diseguaglianze di salute. Le persone socialmente più disagiate si ammalano di più ed hanno maggiori difficoltà di accesso tempestivo a servizi di buona qualità. La fine dell’universalismo peggiorerà ulteriormente le cose.”

“Oggi serve con urgenza un coordinato insieme di provvedimenti con l’obiettivo di:

“Riforme a scala nazionale, rafforzamento dell’universalismo nell’accesso ai servizi hanno un valore insostituibile ma necessitano di maggiori risorse. Poiché il Paese non può indebitarsi ulteriormente, se vogliamo evitare il ritorno a sistemi mutualistici-assicurativi, queste risorse vanno reperite con un sistema fiscale equo e progressivo. I segnali che emergono dalla legge di bilancio di questo Governo vanno in direzione opposta: risorse nettamente insufficienti per servizi sociali e sanitari, l’espansione della flat tax, i condoni e il sostegno all’evasione fiscale. Ancora più preoccupante l’accelerazione del percorso legislativo per introdurre, anche in Sanità, l’Autonomia differenziata. Premessa per una dirompente risposta frastagliata, Regione per Regione, a problemi trasversali che riguardano l’intero sistema sanitario e che da tempo richiedono una risposta unica e nazionale: un altro grimaldello per abbattere l’universalismo e per consolidare le disuguaglianze regionali che caratterizzano da sempre il nostro SSN. I necessari provvedimenti per la messa in sicurezza del nostro Servizio Sanitario Nazionale non sono più rinviabili. IL MOMENTO È ORA!”