La storia di Don Francesco e i suoi Fratelli. I preti vittime del nazifascismo nel nuovo libro del forlivese Paolo Poponessi

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Don Francesco Babini venne fucilato dai nazifascisti a neanche trent’anni nell’estate del 1944. Era il parroco di Donicilio, un’isolata località nel cuore dell’Appennino tosco-romagnolo e la sua colpa fu quella, secondo i suoi carnefici, di nascondere in canonica alcune persone ricercate. Parte così, con la storia di don Francesco, il nuovo libro dello scrittore e giornalista forlivese Paolo Poponessi, La storia di Don Francesco e i suoi Fratelli, edito da Persiani Editore. Un racconto che inizia proprio nel 1970, quando l’autore ricorda l’estate dei suoi undici anni e i suoi primi quindici giorni da solo, lontano dai genitori e dalla famiglia: aveva infatti ottenuto il permesso di stare nel campeggio dei “lupetti” con altri ragazzini.

Ma fu anche l’estate in cui per la prima volta ascoltò la tremenda storia di don Francesco Babini. «Da allora questa storia è rimasta in me come una memoria inestinguibile», scrive l’autore nell’introduzione. «Le pagine che seguono, quindi, nascono da quel racconto fattomi in quella estate ormai lontana».

Il libro

Nell’estate del 1944 i boschi degli Appennini tosco-romagnoli si sono trasformati nel campo di battaglia della Resistenza contro le truppe naziste. I soldati tedeschi, nel risalire la penisola italiana perché scacciati dagli alleati, hanno mostrato la loro bestialità compiendo fucilazioni ed esecuzioni sulla popolazione dei territori che hanno attraversato. Azioni atte sia a incutere terrore che a sfavorire l’aiuto dei civili ai partigiani. Tra la popolazione c’erano anche sacerdoti e religiosi che, in virtù della fede cristiana vissuta, hanno messo a rischio la propria vita e si sono impegnati nel dare rifugio e protezione ai perseguitati.

Tramite un approfondito lavoro di ricerca archivistica, il libro La storia di Don Francesco e i suoi Fratelli racconta terribili episodi, spesso trascurati, delle indicibili barbarie perpetrate dai nazifascisti e riporta le toccanti testimonianze di questi sacerdoti che, guidati dalla fede e consapevoli dei rischi, si sono opposti ai soprusi per proteggere le loro comunità. Azioni coraggiose ripagate con la morte e a volte con la deportazione nei campi di
concentramento.

Il titolo del libro ha un doppio significato. Come spiega l’autore: «In primo luogo, fratelli sono alcuni altri sacerdoti che, come don Francesco, pagarono un prezzo altissimo per avere testimoniato la fede cristiana senza cedimenti in quel momento storico terribile. Ma fratelli furono anche i perseguitati che in questi preti trovarono un aiuto per sfuggire a un destino di morte». Infatti, avverte Poponessi: «Non va dimenticato che la vita e la testimonianza di don Francesco Babini e degli altri sacerdoti non furono esempi isolati o circoscritti a luoghi o a particolari situazioni contingenti. […] ho voluto in qualche modo ricordare i tanti che in quegli anni difficili, sacerdoti o laici, si comportarono come don Babini».

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