Laura Moretti: nel mio percorso di chemio ho scoperto il valore della sanità pubblica

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Premetto che i miei comunicati non usano il politichese, ma il linguaggio della condivisione di esperienze.  Dieci giorni fa ho subito un intervento chirurgico nel reparto di Chirurgia 2 dell’ospedale “Santa Maria Delle Croci” di Ravenna. Essere candidata alle europee, nella Lista “Stati Uniti D’Europa”, la considero una preziosa opportunità per due motivi: prima di tutto per dare voce al “grazie di cuore” al Primario del reparto, Dottor Nicola Fabbri, ai medici della sua squadra, alle infermiere e agli infermieri, agli operatori tutti che con sensibilità, competenza e professionalità, seguono i pazienti nel loro percorso di momentanea fragilità, senza perdere mai l’occasione di regalare uno sguardo rassicurante e di speranza.

In questi ultimi due anni ho percorso spesso gli ambulatori e i reparti di chirurgia degli ospedali della Romagna, dall’ospedale “Bufalini” di Cesena all’ospedale “Umberto I” di Lugo, fino, appunto, al “Santa Maria Delle Croci” di Ravenna e, occupandomi di politica da almeno 20 anni, osservare le persone, i medici, il personale sanitario nell’assolvere al loro dovere di servizio nel SSN – nonostante le infinite difficoltà sempre crescenti di una sanità che da troppo tempo non è più al centro dell’attenzione dell’(in)agire politico – mi ha aiutato a sopportare i percorsi chemioterapici, successivi a quelli post-operatori, fino a quelli di controllo oncologico. Il mio vissuto è saldo nella mia memoria, perché di una ricchezza inestimabile per chi, come me, ama fare politica veramente come servizio alla comunità.

Si vive negli (e degli) sguardi silenziosi che ci si scambia tra pazienti, nell’ascolto attento delle parole dei medici che, nella mia esperienza, ho trovato sempre molto professionali, ma soprattutto pieni di attenzione e sensibilità, nel non far sentire il paziente come un numero di protocollo.

Si vive avvolti dalla grande competenza e attenzione del personale sanitario che, nonostante i turni sempre più massacranti, riesce a trasformare la paura in speranza che guarda il futuro come un traguardo di piena guarigione. Durante le attese, ho pensato molte volte a quanto sarebbe stato importante sentirsi chiedere “Come sta?” da un rappresentante politico, da un amministratore, da qualcuno che ha il coraggio di uscire dalle proprie stanze per entrare in contatto con l’utenza, con le persone che toccano con mano, la plastica verità che si esprime nella frase “la salute prima di tutto”.

Purtroppo, parlare di SSN sembra sia complicato, dal punto di vista politico. O meglio, non conviene da un punto di vista di consenso, perché le criticità e i problemi che aumentano giorno per giorno a scapito della salute dei cittadini, sono un terreno impervio, da tenere a margine della pseudo-dialettica politica del “Va tutto bene” o “Abbiamo fatto meglio di tutti gli altri”, poi non si presta alla modalità comunicativa dello spot “leggi e fuggi” dall’approfondimento.

Eppure il Diritto alla Salute è sancito dall’Art.32 della nostra Costituzione.Il Servizio sanitario nazionale è un patrimonio fondamentale per un paese civile, ma ormai da troppo tempo non riceve la giusta attenzione e noi cittadini osserviamo impotenti e disorientati la grande indifferenza nei confronti del progressivo indebolimento della sanità pubblica.

La profonda crisi del sistema che si evidenzia nell’arretramento di alcuni indicatori di salute, nella difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, nella scarsa attenzione alla prevenzione, nell’aumento delle diseguaglianze tra regioni e all’interno delle stesse, rischia di mettere a rischio giorno per giorno quello che è stato l’incremento dell’aspettativa di vita tra i Paesi ad alto reddito (da 73,8 a 83,6 anni), dal momento dell’istituzione del SSN ad oggi.

Oggi la sanità pubblica garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie, interventi salvavita), mentre per il resto (visite specialistiche, accertamenti diagnostici, piccola chirurgia, riabilitazione) il SSN arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o a ricorrere ai servizi a pagamento.

Le lunghe liste di attesa stanno abituando la popolazione a non considerare più la sanità pubblica il primo riferimento in caso di malattia, lasciando libero accesso alla paura, troppo antica per questo tempo, di non avere abbastanza soldi per potersi curare. Medici, infermieri, operatori sanitari, sono sempre meno numerosi, quindi sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce spesso in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. Le retribuzioni devono essere adeguate ai livelli europei e devono essere garantite condizioni di lavoro sostenibili.

Il SSN continua ad essere fortemente sottofinanziato: nel 2025 alla sanità pubblica sarà destinato il 6,2% del PIL, meno di vent’anni fa. Questo comporta e comporterà risorse sempre meno adeguate rispetto ai bisogni di assistenza della popolazione, ampliando il divario tra livelli diversi di popolazione, tra Nord e Sud d’Italia in termini di tutela della salute.

Per questo la salute deve ritornare ad essere una priorità per Governo e Regioni, in linea con l’UE che ha il compito di integrare le politiche sanitarie nazionali, sostenendo i governi locali dell’UE nel raggiungimento di obiettivi comuni, nella condivisione delle risorse e nel superamento delle sfide comuni, oltre a formulare leggi e norme per i prodotti e i servizi sanitari a livello dell’UE e a fornire anche finanziamenti per progetti in materia di salute in tutto il territorio. Grazie a cospicui finanziamenti derivanti dal programma “UE per la salute”, gli obiettivi dell’Unione europea della salute si sono rapidamente trasformati in risultati tangibili. L’Unione europea della salute ha finora permesso di raggiungere i traguardi seguenti:

misure di sicurezza sanitaria più incisive per rispondere meglio alle crisi future
accesso equo e tempestivo a medicinali a prezzi accessibili per tutti i cittadini
un piano contro il cancro all’avanguardia di livello mondiale
iniziative rivoluzionarie per digitalizzare l’assistenza sanitaria
sviluppo di politiche più incisive per affrontare le principali sfide sanitarie, come la resistenza antimicrobica e l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute.

Sono candidata alle europee e sono convinta che la politica con la “p” minuscola si ostini ideologicamente a mettere al primo posto il proprio consenso elettorale, calpestando il Diritto alla Salute dei cittadini; lo ha dimostrato rinunciando ad un’opportunità preziosa come quella rappresentata dal MES sanitario di 37 miliardi che avrebbe permesso il salto di qualità alle nostre infrastrutture sanitarie.

Se sarò eletta, di certo la mia priorità sarà quella che è già descritta nel programma della Lista Stati Uniti D’Europa: chiedere di riaprire la linea di credito, riattivare il MES, al fine di rendere le nostre infrastrutture sanitarie all’avanguardia, potenziando i presidi ospedalieri e di primo soccorso, ma anche riconoscendo il giusto valore delle professionalità medico-sanitarie perché la salute, insieme all’educazione e all’istruzione, sono le colonne portanti di una società civile che predispone con generosità di intenti, il Futuro, partendo da una reale lettura del Presente.

Laura Moretti

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