Rinaldini (centrosinistra): Zattini si dice comandante ma non in campo, io avrei fatto come gli altri sindaci che erano lì sul campo

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Martedì 21 maggio, alla Taverna Verde di Forlì, nella storica sala Naima, Graziano Rinaldini (candidato sindaco di Forlì per il centrosinistra) ed Elisabetta Gualmini (candidata Pd alle elezioni europee) hanno parlato sul tema “L’Europa che vogliamo, la Forlì che sarà”. Il candidato sindaco è intervenuto su diversi temi, che qui richiamiamo per capitoli.

Rinaldini sulla riscrittura della storia dei sindaci di sinistra ad opera del sindaco Zattini

Io penso che ciò che abbiamo in questa città lo dobbiamo al grande lavoro che i sindaci del passato hanno realizzato – ha detto Graziano Rinaldini – perché le cose realizzate si vedono, ci sono e noi ne sfruttiamo i vantaggi ogni giorno. Le strade, gli edifici, l’acqua, i musei, la sanità, il sociale. Poi al di là delle polemiche storiche, io credo che ogni passaggio politico abbia una sua storia e va identificato e giudicato su quella base, perché appartiene a quel periodo particolare. Quindi dire che i vari passaggi dal PCI al PDS ai DS al PD hanno isolato – come dice Zattini – i sindaci è una sciocchezza. Le vicende vanno contestualizzate e non si possono giudicare i fatti di 30 anni fa con gli occhi e con le convenienze politiche di oggi. Diversamente si fanno delle semplificazioni e questa amministrazione ma direi in particolare il sindaco è un maestro di semplificazioni. Si sono fatti anche degli errori e non c’è alcun dubbio. Però, ripeto, anche gli errori vanno valutati in un contesto storico, farlo ora è troppo facile. Peraltro a lui che si professa sempre democristiano, dico che se andiamo ad analizzare la storia della Democrazia Cristiana, ce ne sarebbero di robe da raccontare…”

Rinaldini Forlì

Rinaldini sull’alluvione del 2023 e sul dopo alluvione

“Zattini si dice comandante ma non in campo. Perché non era sul campo. Io avrei fatto il comandante in campo, anche se non mi piace la parola comandante. Avrei fatto come hanno fatto tutti gli altri sindaci che erano lì sul campo, con la propria gente. E io c’ero con la gente, anche se non ero sindaco. L’altro giorno c’era con noi il sindaco di Lugo, che ci ha raccontato come abbia dormito 12 giorni in ufficio proprio per far fronte costantemente all’emergenza. Il problema di questa amministrazione – a parte l’incompetenza totale rispetto alle cose anche più semplici – è che hanno sempre scelto di gestire una struttura complessa come quella di un’amministrazione comunale di 700 dipendenti in modo semplicistico. Non volevano il direttore generale e hanno cambiato cinque segretari in cinque anni. Si sono basati sempre sul principio dell’autosufficienza nella gestione del comune. Purtroppo ne abbiamo visto tutti i limiti. Ne voglio citare due. Il primo è quello le fogne. Allora, quando c’è un’emergenza di quel tipo tutte le altre città che cosa hanno fatto? Hanno chiamato autospurghi da tutte le realtà. Bisognava fare presto. Perché quando il fango è liquido si riesce a togliere dalle fogne ma se si solidifica diventa cemento. Zattini ha deciso che facevano da soli con gli autospurghi che erano in città e Forlì non è riuscita a fare bene il lavoro di togliere subito il fango. L’altro giorno quando ha fatto quella pioggia intensa, via Pelacano si è allagata nuovamente. Loro hanno detto che non era nulla. In realtà io alle 11 di notte sono andato a vedere cosa stava succedendo e c’era un autospurgo vicino a via Isonzo, vicino al ponte della ferrovia, e ce n’era un altro vicino all’area di Alea, che naturalmente aspiravano fango: 10 metri cubi di fango, cioè due camion interi. La stessa cosa sui rifiuti. Cesena ha richiamato tutti i camion di Hera e anche quelli di Formula Ambiente e hanno fatto arrivare più di 60 camion: nel giro di due notti hanno liberato Cesena di tutti i rifiuti. Forlì ci ha messo più di un mese. Il piano di protezione civile non era stato aggiornato: c’era una persona a metà tempo, e chi se ne doveva occupare è scappato perché in quei giorni aveva la casa di Faenza alluvionata, non si è visto per tre settimane. E di limiti ce ne sono tantissimi altri. Ancora non sono in grado di quantificare quante sono le persone fuori casa: si dice 110/120 ma non lo sanno, perché non hanno mai fatto il censimento degli alluvionati.”

Rinaldini sul rimborso dei beni mobili annunciato dal viceministro Bignami

“È un annuncio e non mi fido molto. Come l’annuncio dei rimborsi al cento per cento. Che non ci sono ancora. E badate bene che non saranno mai al cento per cento i rimborsi, perché loro rimborseranno al cento per cento – quando lo faranno e se lo faranno – solo sulla base della stima dei tecnici, non sui danni reali. Io aspetto che la misura venga presentata davvero al Consiglio dei Ministri. Poi vediamo come funziona e se cominciano a fare anche l’erogazione dei rimborsi.”

Rinaldini

Rinaldini sul post alluvione e sulla ricostruzione

“Noi dovremo pensare alla ricostruzione e per questo io ho detto che faremo un Assessorato apposito. Ricostruzione che è complicata dal punto di vista generale, perché abbiamo bisogno di risistemare le abitazioni, dobbiamo fare un piano straordinario per tutte le fognature. Noi abbiamo delle fogne che sono di 40-50 anni fa, ma la città è cresciuta non dico il doppio ma quasi. Già Rusticali fece un piano per rifare tutte le fogne, poi quel piano fu abbandonato. Bisogna ripensare a un piano straordinario delle fogne, il sistema fognante non è più adatto per le bombe d’acqua che ci sono oggi. E anche il territorio deve scolare l’acqua, deve essere molto più permeabile, quindi serve un piano di assorbimento dei parcheggi, dei marciapiedi, delle piste ciclabili. Ci sono oggi tecnologie di asfalto drenante che permettono appunto di fare questo passo avanti. Dobbiamo piantare almeno 50.000 alberi perché questo significa bombe di calore più basse, abbiamo raggiunto quest’estate i 45 gradi in alcuni punti della città. Poi dobbiamo abbattere l’inquinamento, perché siamo l’ottava città più inquinata d’Italia e siamo nella Pianura Padana che è quella più inquinata d’Europa. Bisogna fare anche una commissione cui partecipino le associazioni degli alluvionati, il Comune, la Provincia, la Regione, il Consorzio di bonifica e che ci permetta di monitorare pezzo per pezzo tutti i lavori che vengono fatti dalla montagna fino alla foce del fiume. Ci sono abitazioni e insediamenti che andranno trasferiti perché sono in aree pericolose e dovranno essere compensati. Bisognerà studiare coperture assicurative.”

Rinaldini sui contratti del Comune di Forlì

“Oggi ci sono mille contratti di cui 200 firmati da CGIL CISL e UIL e gli altri non si sa bene da chi. Ci sono organizzazioni che nascono da un giorno all’altro e firmano contratti. È ora di avere una legge sulla rappresentanza sindacale. Bisogna sapere chi firma un contratto di lavoro e chi rappresenta: se no ci troviamo contratti che sono totalmente privi di tutele e garanzie per chi lavora e nasce il lavoro povero. Ci sono 800 contratti di lavoro che hanno pochissime garanzie e soprattutto non hanno la tutela economica adeguata come un contratto nazionale firmato dai sindacati confederali. Al Comune di Forlì c’è un problema serio sugli appalti. Nel senso che la liberalizzazione che è stata fatta da Salvini sugli appalti, che consente appalti a cascata è una roba vergognosa. Il Comune di Forlì deve fare degli appalti fatti come si deve, ponendo dei paletti sulla qualità, e vogliamo fissare dei salari minimi sotto cui non si può andare in termini di sconto. E poi sulle cooperative sociali, bisogna applicare i contratti e quindi le tariffe devono essere almeno quelle del contratto nazionale appena stilato.”

Rinaldini su Forlì città europea

“Forlì deve ricominciare a pensare in grande. Noi abbiamo bisogno di aziende sostenibili, che fanno grandi investimenti nell’innovazione e nella tecnologia, per connettersi con le nostre scuole, le università, gli istituti tecnici che sono di grande valore e che possono portarci i tecnici specializzati, non lavoro povero. Poi abbiamo bisogno di riaprire tutti i musei, tutta la nostra politica culturale va rilanciata. Hanno chiuso perfino Palazzo Romagnoli dove c’era la Collezione Verzocchi, una delle più belle del Novecento. Se dal 2019 ad oggi sono calati di 11 mila unità i turisti ci sarà una ragione, al di là delle grandi mostre che fa la Fondazione. Quelle vanno bene ma non bastano. Se vogliamo ritornare a essere una città europea e moderna, naturalmente l’altro pezzo importantissimo è riprogettare l’intero centro storico: ci vuole un progetto anche qui di lunga durata che ci permetta di andare a verificare Rione per Rione e via per via qual è la finalità di quel pezzo di città, tenendo conto della storia e delle origini della nostra città. Ci sono palazzi storici che vanno conservati e rigenerati. Ma ci sono anche degli edifici che non hanno nessun valore. Quindi anche lì bisognerà intervenire in modo concreto. Questo è un po’ il nostro sogno di una città che sia finalmente vivibile dal punto di vista del traffico, che abbia dei parcheggi periferici con navette elettriche che ci portano in centro, dove far rifiorire il commercio. Non sarà semplice, ma questo è l’impegno che ci prendiamo.”

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