Convegno sul trentennale della Legge Amato promosso da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì

E’ stato un convegno, quello che si è tenuto questa mattina 23 novembre a Forlì per riflettere sul trentennale della Legge Amato, che – da cronista – Nicola Sadutti non ha esitato a definire un “modello”, non solo per l’autorevolezza degli interlocutori ma anche per la pacatezza e l’onestà intellettuale con cui si sono confrontati sulle sue ragioni e i suoi effetti pur partendo da posizioni talora contrapposte.

Il convegno è stato infatti aperto dal presidente della Fondazione forlivese Roberto Pinza, che ha ricordato in premessa come le fondazioni, “pressoché ignote fino ad allora”, siano divenute “uno strumento di vasta applicazione anche al di là dell’ambito  delle fondazioni bancarie propriamente dette […] in mezzo a battaglie politico-parlamentari e giuridico-costituzionali di grande intensità, supportate talora anche da una carica ideologica che spesso accompagna la discussione dei temi di confine fra pubblico e privato”.

Prima di passare la parola a Giuliano Amato, promotore della legge che porta per l’appunto il suo nome, ha quindi dato lettura di un indirizzo di saluto inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, da Ministro, prese personalmente parte alla discussione parlamentare sulla legge.

“Le fondazioni – ha scritto il Presidente Mattarella – sono, da sempre, partner attenti allo sviluppo locale, con particolare riguardo alla dimensione sociale, al sostegno del volontariato e del terzo settore, al potenziamento della scuola e della cultura.  svolgono un ruolo di grande rilevanza come investitori pazienti, diversificando i loro investimenti in settori strategici per lo sviluppo del paese”, osservando quindi come in questo momento di sofferenza determinato in particolare dal Covid-19 “sarà decisivo il ruolo di istituzioni capaci di ridurre le distanze sociali e i deficit di opportunità, come lo sono le fondazioni con le loro molteplici iniziative” e dicendosi “certo che le fondazioni ambiscano a rappresentare un solido pilastro del percorso verso uno sviluppo più sostenibile e inclusivo, percorso che riguarda l’intera unione europea, e che sollecita una partecipazione convinta e sinergica di istituzioni, realtà economiche, e formazioni sociali”.