Raffaella Angelini (Ausl Romagna): in un mese 100mila casi, 100% Omicron. La fine della pandemia non sarà la fine del virus ma delle forme gravi della malattia

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È un mese di gennaio per certi versi terribile quello che sta attraversando la Romagna colpita e stordita dalla variante Omicron. Più di 100mila contagiati in poche settimane. L’incidenza della diffusione che schizza in alto nelle classifiche, fino a raggiungere la vetta in Italia. Ora finalmente la curva si è fermata, “siamo in cima alla salita” dice Raffaella Angelini, Dirigente dell’Igiene Pubblica dell’Ausl Romagna, tirando un piccolo sospiro di sollievo. Piccolo, perché la situazione è ancora complicata, e il calo dei contagi non sappiamo quanto sarà veloce. Inoltre, il calo delle ospedalizzazioni e dei decessi di solito segue di 2-4 settimane il calo dei contagi.

Certo la campagna vaccinale ha fatto la differenza: senza quasi il 90% della popolazione vaccinata saremmo stati travolti. Invece, malgrado i contagiati siano in numero 10 volte superiore rispetto a un anno fa, minore è il tasso di ospedalizzazione e, soprattutto, molto inferiore è il numero dei deceduti. D’altra parte anche il recente studio della Regione Emilia-Romagna non lascia dubbi: i vaccinati con terza dose sono protetti dalle forme gravi della malattia cioè dal rischio di finire in ospedale 30 volte di più di un non vaccinato, mentre di 36 volte inferiore è la possibilità di morire.

Quanto all’ottimismo sulla variante Omicron che sta circolando – ci infetterà tutti, così acquisiremo l’immunità di gregge e non dovremo più preoccuparci – la dottoressa Angelini è assai abbottonata e prudente perché “il virus è stato finora piuttosto imprevedibile. Nessuno aveva previsto l’arrivo di Omicron, che all’inizio di dicembre è stata trovata in Sud Africa e a fine gennaio orami rappresenta la quasi totalità dei casi in Europa e in Romagna. Il virus può mutare ancora e può bucare anche l’immunità che ci stiamo faticosamente costruendo. Ci sono cose che non conosciamo, ci sono imprevisti, e allora serve prudenza… quello che succederà dopo l’estate non lo sa nessuno.”

Per cui “Sì, l’ottimismo fa bene, ma non ci deve portare a fare scelte irrazionali, cioè a smantellare tutte le difese e tutte le misure di protezione. Finché la situazione non è pienamente sotto controllo non ce lo possiamo permettere.” Questo l’avvertimento di Angelini e delle autorità sanitarie.

L’INTERVISTA

Dottoressa Angelini, ci aiuti a capire come mai in queste ultime due-tre settimane la Romagna è stata in vetta alla classifica per l’incidenza di Covid in rapporto alla popolazione, raggiungendo in alcune aeree anche la punta di 4.000 contagi settimanali ogni 100mila abitanti, che è elevatissima? E a che punto siamo ora nell’evoluzione della pandemia?

“Le ragioni particolari di questa grande diffusione non gliele so spiegare, se non con la comparsa della variante Omicron. Quello che le posso dire è che questa è la seconda settimana in cui la Romagna ha smesso di crescere in fatto di contagi. Quindi possiamo ipotizzare che abbiamo raggiunto la vetta di questa ondata, siamo in cima alla salita.”

Siamo al cosiddetto plateau come ha stabilito lo studio del matematico Giovanni Sebastiani del CNR?

“Esatto. Anche se il livello è molto alto. Perché anche questa settimana abbiamo più di 37 mila casi complessivi in Romagna, più o meno come nella settimana precedente, mentre in quella prima ancora ne avevamo avuti più di 39 mila. La buona notizia è che siamo fermi, non cresciamo più. Dopo di che, l’incidenza dei casi è uno dei fattori da tenere in considerazione. L’altro fattore da tenere in conto è quello della capacità della Sanità Pubblica del territorio di ‘vedere’ i casi. Se guardo complessivamente i dati regionali, trovo che in Emilia ci sono in media più ricoverati di Covid di quelli che abbiamo in Romagna, anche se qui l’incidenza appare più alta. Allora quale dei due dati è più vero e indicativo? Il dato dei casi giornalieri oppure quello dei ricoverati in ospedale? Se fosse più vero il dato dell’incidenza dei ricoveri ospedalieri, vorrebbe dire che in Emilia hanno un’incidenza più bassa di casi solo perché sono in grado di trovarne di meno. Però a me le classifiche non appassionano. Preferisco confrontare nel tempo la nostra situazione e vedere che, malgrado un quadro ancora difficile, oggi va meglio di ieri. Gli ultimi dati di questa settimana possono indurre a un cauto ottimismo.”

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Una cosa che salta agli occhi è che ogni giorno il numero di tamponi positivi sul complesso dei tamponi effettuati è sempre molto alto in Romagna, molto più alto della media regionale. C’è un qualche motivo particolare?

“Nel numero dei tamponi riusciamo a conteggiare solo tutti i tamponi fatti dall’Ausl Romagna, mentre per le farmacie riusciamo a computare solo quelli di fine quarantena e fine isolamento, quindi non abbiamo il quadro complessivo di tutti i tamponi effettuati nelle farmacie, compresi i negativi. Di fatto vengono caricati solo quelli positivi. Un numero forse altrettanto grande non viene riportato. Questo fa sì che la percentuale risulti un po’ falsata. Per il resto, che noi abbiamo oggi un’incidenza alta di casi è fuori discussione. Noi abbiamo messo in atto azioni anche per individuare più precocemente i positivi: i medici di medicina generale possono mandare i sintomatici ai drive through per il tampone anche senza appuntamento, per accorciare al massimo la diagnosi. Questo da una parte ci porta a trovare molti casi, dall’altro ci dà la possibilità di mettere in isolamento le persone positive. Ma io non mi concentrerei solo sul livello di incidenza. Anche questa settimana quella della Romagna è ancora più alta, in confronto al resto della regione: però mentre la nostra incidenza è in calo, in alcune province dell’Emilia sta crescendo. Probabilmente noi siamo stati interessati prima dalla variante Omicron. D’altronde la settimana di Natale abbiamo registrato in Romagna 6 mila casi, la settimana subito dopo Natale eravamo già a quota 19 mila.”

Omicron in Romagna ha preso nettamente il sopravvento: a che punto sta?

“Siamo al 100%. Nell’ultimo periodo al laboratorio di Pievesestina hanno trovato solo tracce di Omicron. Quindi la quasi totalità dei casi deriva da questa variante.”

Lei condivide questa sorta di ottimismo che si sta facendo strada fra medici e scienziati sul possibile raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso la diffusione su così larga scala del virus nella variante Omicron, più diffusiva ma meno invasiva della Delta? Non sarebbe meglio mantenere un atteggiamento di prudenza visti i precedenti?

“In Romagna, nell’ultimo mese hanno contratto il Covid oltre 100 mila persone, quindi la diffusione è veramente molto alta. Questa diffusione di massa della variante Omicron sicuramente determinerà l’effetto di cui le ha parlato, ma quali siano le conseguenze pratiche di questa sorta di immunità è presto per dirlo. Perché adesso, per esempio, ovunque in Italia e anche qui da noi stiamo riscontrando un numero elevato di persone che si infettano una seconda volta. Il nostro obiettivo è arrivare a costruire nella popolazione una barriera di protezione tale che quando si incontra il virus non si sviluppa più la malattia in maniera grave. Perché è questo il punto di svolta vero. La fine della pandemia non sarà la fine della circolazione del virus ma coinciderà con la riduzione sostanziale dei danni causati dal virus, cioè delle forme gravi della malattia.”

Quando ci arriveremo?

“Questo è presto per dirlo. Il virus è stato finora piuttosto imprevedibile. Nessuno aveva previsto l’arrivo di Omicron, che all’inizio di dicembre è stata trovata in Sud Africa e a fine gennaio orami rappresenta la quasi totalità dei casi in Europa e in Romagna. Il virus può mutare ancora e può bucare anche l’immunità che ci stiamo faticosamente costruendo. Ci sono cose che non conosciamo, ci sono imprevisti, e allora serve prudenza. Certo non possiamo smettere di vivere a causa del rischio. L’alto tasso di vaccinazione e le tante persone che si sono infettate ci fanno pensare che supereremo anche questa ondata Omicron. Ma quello che succederà dopo l’estate non lo sa nessuno.”

Insomma è bene nutrire un po’ di ottimismo ma senza esagerare, senza abbassare la guardia.

“Sì, l’ottimismo fa bene, ma non ci deve portare a fare scelte irrazionali, cioè a smantellare tutte le difese e tutte le misure di protezione. Finché la situazione non è pienamente sotto controllo non ce lo possiamo permettere. Quindi bisogna continuare a vaccinarsi in base alle indicazioni che arrivano dalla comunità medica e scientifica. Bisogna portare la mascherina tutte le volte che serve. Bisogna praticare il distanziamento. Sono ancora tutte misure fondamentali.”

Per quanto riguarda ospedalizzazioni e terapie intensive la situazione resta sotto controllo in Romagna?

“Sì, possiamo definire la situazione stabile, certo a livelli alti, che comunque sono inferiori ai livelli di un fa quando avevamo più ricoverati sebbene l’incidenza dei casi positivi fosse anche di 10 volte inferiore a quella attuale. Questo lo si deve essenzialmente alla campagna vaccinale. Il tasso di ospedalizzazione e anche dei decessi è comunque sempre sfalsato di qualche settimana rispetto alla situazione dei contagi. Quindi la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi diminuiranno solo qualche settimana dopo il calo della curva dei contagi. Dovremmo essere comunque quasi arrivati in cima anche alla salita dei ricoveri.”

Per quanto riguarda ricoveri e terapie intensive l’incidenza è molto diversa fra vaccinati e non vaccinati anche in Romagna come ha mostrato in questi giorni il report della Agenzia della Regione Emilia-Romagna?

“Sì. Chi non è vaccinato rischia di infettarsi 2,6 volte in più di chi ha fatto le tre dosi del vaccino. Ma il rischio di finire in ospedale per un non vaccinato è fino a 30 volte più alto.”

Ed è 36 volte più alto il rischio di morire.

“Esatto.”

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Tampone Covid

Invece per quanto riguarda la faccenda dei tamponi positivi e negativi di inizio e fine quarantena, con disposizioni molto complicate, un vero rompicapo che sta facendo impazzire i cittadini, che cosa ci può dire? Si andrà finalmente verso una semplificazione?

“Io me lo auguro. Soprattutto per la situazione delle scuole. Il tipo di controllo e di verifica che viene richiesto non è compatibile con una situazione di così vasta diffusione del virus. L’idea che se c’è un bambino positivo in una classe si riescano a fare due tamponi a tutti, per lasciarli a casa, poi si torna a tamponarli tutti per il rientro, è una situazione troppo difficile da gestire con i numeri attuali. Per le scuole bisogna semplificare. E poi invece di chiedere un tampone negativo di fine malattia e fine quarantena a chi è vaccinato con 3 dosi, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di allungare di un paio di giorni la quarantena senza necessità di fare il tampone, tanto la carica virale a quel punto non è più in grado di infettare, sebbene resti una traccia positiva quando si effettua il tampone. Ma sono tutte misure che debbono essere prese dal Ministero della Salute su indicazione del CTS. Noi non possiamo certo prendere delle decisioni autonome, anche perché c’è poi tutta la gestione dei Green Pass.”

Per concludere possiamo dire che se siamo in cima alla salita, possiamo immaginare che dalla settimana prossima saremo in discesa?

“Io lo spero proprio e qualche timido segnale va in questa direzione. Ma la certezza ci sarà solo con il monitoraggio settimanale che renderemo pubblico mercoledì prossimo.”

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