Charity dinner Ior di Forlì: 200 persone a tavola contro il cancro

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Una grande serata di solidarietà a favore di una buonissima causa: sostenere i lavori di ristrutturazione e di umanizzazione del reparto di Chirurgia Senologica dell’Ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, affinché le pazienti colpite da tumore al seno costrette ad operarsi e a trascorrere un periodo di ricovero presso la struttura si sentano meno malate e più donne. Un modo per celebrare al meglio il mese di ottobre, dedicato alla prevenzione e alla sensibilizzazione delle tematiche intorno al carcinoma della mammella. Tutto questo è stato il “Charity Dinner IOR” di Forlì, tenutosi giovedì 26 ottobre a partire dalle ore 20 presso la suggestiva location dell’Auditorium della Chiesa di San Giacomo. Sebbene solitamente prevista per il periodo natalizio, e anticipata appunto per essere in concomitanza con il “mese rosa” vista la buona causa cui era dedicata, l’iniziativa è oramai una tradizione consolidata del territorio, tanto che i partecipanti alla cena hanno praticamente gremito la sala in ogni ordine di posto: erano circa 200 le persone a tavola, per un contributo finale di oltre 19.000 euro.

Come detto in precedenza, l’incasso sarà utilizzato per sostenere i lavori di ristrutturazione presso il reparto condotto dalla dott.ssa Annalisa Curcio: “Il progetto nasce dalla necessità di rendere gli ambienti dove accogliere le nostre pazienti più luminosi, più ampi, più spaziosi, come peraltro richiesto anche dal Ministero della Salute che ha introdotto il concetto di umanizzazione delle strutture ospedaliere all’interno delle sue linee guida – ha spiegato nel corso della serata – luoghi di cura più confortevoli per le donne che vengono ricoverate e per i famigliari che le vengono a trovare significa garantire un maggior benessere durante la degenza: trovarsi in un reparto esclusivamente votato alle terapie e alla guarigione della patologia porta chiaramente a sentirsi delle malate, più che delle persone con delle esigenze. Ritengo che questi lavori di umanizzazione, sostenuti dall’Istituto Oncologico Romagnolo, rappresenteranno un valore aggiunto anche dal punto di vista dei professionisti, che all’interno del reparto spesso trascorrono più tempo che a casa: ambienti più confortevoli anche per medici ed infermieri si tradurranno in una migliore efficienza e in un servizio più performante». All’interno del reparto della dott.ssa Curcio, oltre ai pannelli illuminati sui soffitti con la riproduzione del cielo, proposti anche presso la Prevenzione Oncologica dello stesso Ospedale “Morgagni-Pierantoni”, verranno installate alcune tra le opere più iconiche dell’arte moderna. Sarà così che le pazienti ricoverate potranno muoversi tra riproduzioni di Edgar Degas e Gustav Klimt. Ma perché scegliere l’arte per i lavori di umanizzazione? L’ha spiegato sempre la dott.ssa Curcio: «L’arte è bellezza, comunicazione, cura: racchiude in sé diversi significati affini al nostro lavoro e soprattutto al tipo di chirurgia che proponiamo, specie quella ricostruttiva. Nella nostra professione non possiamo tener conto esclusivamente della malattia: dobbiamo pensare alla qualità di vita di chi si sottopone ad un intervento demolitivo, di conseguenza abbiamo il dovere di preservare l’armonia del corpo e l’immagine che una donna ha di sé prima della diagnosi di cancro, affinché questa esperienza già di per sé traumatica non abbia impatti ulteriori sulla sua quotidianità e socialità”.

Sul tema della bellezza, sul trovargli un ruolo centrale all’interno dei percorsi di cura, si è espresso anche il Presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo, Luca Panzavolta. “Far sentire al meglio le nostre pazienti è un dovere che lo IOR sta portando avanti in maniera fattiva e concreta da anni a partire dal Progetto Margherita, che solo nel 2022 ha erogato qualcosa come 360 parrucche oncologiche gratuite alle donne sottoposte a chemioterapia. Abbiamo anche portato avanti una campagna di raccolta fondi volta a donare i caschi refrigeranti Paxman Scalp Cooler ai vari reparti della Romagna, che permettono ad un 65% delle malate che vogliono usufruire di questa opportunità di evitare la caduta dei capelli. Auspico che il fatto che le parrucche donate col Progetto Margherita siano leggermente in calo sia legato proprio a questa nuova possibilità che oramai molte strutture romagnole possono offrire alle pazienti. Del resto lo IOR nasce per questo: raccogliere risorse da destinare ai servizi, alla ricerca, ai medici, ai centri di cura per il bene del territorio e dei pazienti. Gli eventi come quelli di questa sera sono solo una delle possibilità che mettiamo in campo a questo scopo. Dopo la parentesi del Covid, che aveva un po’ frenato sia la fase di raccolta che quella di erogazione dei servizi e delle attività, siamo ripartiti con grande soddisfazione: siamo contenti di poter essere qui stasera a fare la differenza per chi soffre insieme a tanti amici». Gli ha fatto eco il Direttore Generale IOR, Fabrizio Miserocchi, che nel corso della serata è intervenuto anche in qualità di Presidente dell’IRST IRCCS: «È davvero un peccato che a una serata del genere non sia potuto essere presente il prof. Dino Amadori – ha ricordato – conoscendolo sono sicuro che gli sarebbe piaciuto essere qui con noi per una causa tanto importante. È una serata delle donne e per le donne, volta ad una presa di coscienza delle loro problematiche oncologiche ma anche al permettere loro di viverle con più leggerezza. L’umanizzazione dei reparti è infatti una traccia che lo IOR sta seguendo da tempo, intervenendo nei luoghi dove le persone vivono la sofferenza affinché la bellezza le curi e le accompagni nel loro difficile percorso. Abbiamo iniziato coi lavori di ristrutturazione della Medicina Nucleare del “Bufalini” di Cesena, abbiamo proseguito con la Radioterapia dell’Ospedale “Infermi” di Rimini e ora tocca a Forlì”.

E il fatto che fosse una serata di Forlì e per Forlì è stato sottolineato anche dall’Assessore alla Cultura della città romagnola, Valerio Melandri, intervenuto per portare i saluti istituzionali. “Cultura, quella con la C maiuscola, non significa solo musei, biblioteche, libri: all’interno di questo concetto rientrano altri valori con la C maiuscola, come Compassione, Comunità, Cura. Tutti aspetti che si riflettono appieno all’interno della causa per cui tutti noi siamo qui all’Auditorium San Giacomo stasera. D’altronde chi può dire di non essere stato colpito, direttamente o indirettamente, dal cancro? Ed è normale, quando magari il percorso di malattia di un nostro amico, conoscente, famigliare non va come dovrebbe, accogliere questa cosa con un senso di sconfitta. Ebbene, ogni sorriso di questa serata, ogni piccolo euro raccolto andrà ad una associazione che fa del suo meglio per contrastare questa sconfitta: una Causa, di nuovo con la C maiuscola, importantissima”.

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