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L’alluvione ha cambiato le priorità e ha mostrato come il cambiamento climatico non riguardi solo gli altri, ma sia qui, tra noi e ora

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Io sono residente in centro storico, e quindi durante l’alluvione ho avuto la fortuna di non subire danni in prima persona. Dal 18 maggio però insieme ad un grande numero di giovani del territorio fortunati come me ho cercato di aiutare i miei concittadini colpiti dal disastro.

Ricordo il primo giorno di essermi diretta verso la cava e con una pala da neve ripescata in cantina, e di aver visto un flusso costante di ragazzi armati come me che attraversava il ponte, chiuso al traffico e presenziato da militari e vigili del fuoco. Appena arrivata ho chiesto alle forze dell’ordine come potevo rendermi utile, e loro mi hanno detto che non c’era nessun coordinamento, e che potevo andare dove volevo e chiedere ai residenti. Per due settimane abbiamo continuato così: pala, spazzolone, amici e conoscenti a cui chiedere dritte e avanti a spalare. La maggior parte delle richieste di aiuto venivano divulgate su un gruppo telegram o sui canali social, escludendo in questo modo, involontariamente, i cittadini più anziani e soli, e che avrebbero avuto bisogno per primi ma non sapevano a chi rivolgersi. Inoltre a causa della mancanza di coordinamento i volontari tendevano tutti ad affollarsi nelle vie principali, abbandonando, sempre non intenzionalmente, i residenti delle vie più piccole o lontane.

Dopo questa esperienza nell’assistere la cittadinanza ho saputo, sempre attraverso appelli sui social, che erano necessari dei professionisti dei beni culturali per recuperare i libri antichi alluvionati presso il seminario. Essendo io una restauratrice abilitata ho deciso di mettere a disposizione la mia professionalità per aiutare a salvare il nostro patrimonio, entrando a fare parte di un progetto che ha visto la collaborazione di tantissime diverse figure professionali e che mi ha mostrato come sia effettivamente possibile organizzare delle squadre di lavoro e coordinarsi. Non erano coinvolti solo i professionisti, ma tutti i cittadini che in questo modo si sono presi cura collettivamente del nostro patrimonio. Questa tipologia di intervento non è stata adottata anche presso l’ archivio, che è stato parzialmente distrutto da acqua e fango. Neanche i professionisti VOLONTARI che avevano lavorato in archivio in passato e quindi lo conoscevano hanno potuto aiutare in un momento di simile crisi e necessità. Da quella che è stata la mia esperienza posso affermare che la grandissima disponibilità di volontari è stata poco sfruttata e valorizzata dal comune.

L’alluvione è stato un evento definito estremo e straordinario: in 48h è caduta la metà della pioggia dell’anno, tutti i fiumi del territorio sono esondati e via dicendo. Ma ci ha anche messo davanti a quelli che sono gli effetti del cambiamento climatico. Dobbiamo attuare politiche e strategie per far fronte e nuovi eventi di questo tipo che si verificheranno con maggiore frequenza. E non lo dico perché sono pessimista, perché sono una giovane facinorosa che passa il tempo a lamentarsi e ad addossare i suoi problemi alle generazioni precedenti. Lo dicono i climatologi e la comunità scientifica.

L’alluvione ha cambiato le priorità e ha mostrato come il tanto nominato cambiamento climatico non riguardi solo gli altri, i paesi del terzo mondo, gente lontana da noi, ma sia qui, tra noi e ora. Ed è ora che noi dobbiamo rispondere. Non possiamo continuare con le stesse logiche e le stesse politiche seguite fino ad adesso. Tutto quello che ci sembrava lontano, come la crisi climatica, ci ha colpito direttamente. C’è il bisogno di dare un senso a ciò che è successo e tracciare qualche connessione utile tra cura del territorio, sicurezza, crisi climatica e giustizia sociale.

Oggi pomeriggio in consiglio comunale un consigliere ha giustificato il suo voto a favore dei nuovi piani operativi che prevedono tra le altre cose la cementificazione di 230mila metri quadrati per la costruzione di edifici legati alla logistica affermando che la crescita economica è necessaria per il paese e passa attraverso la realizzazione di questo tipo di opere, senza le quali l’economia collasserebbe.

Se questo fosse vero sarebbe una tragedia, perché dovremmo scegliere fra il proseguire con queste folli opere, aggravando la nostra situazione e andando incontro a catastrofi si sempre maggiore entità, e il far morire la nostra economia. Fortunatamente l’alternativa ESISTE, non è vero che non esiste benessere economico senza devastazione del territorio, ed è questa la strada che proponiamo di percorrere.

Diana Scirri – candidata nella lista Alleanza Verdi e Sinistra di Forlì

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