Conti (WWF Forlì-Cesena): «Siccità e inondazioni due facce della stessa medaglia. No a nuovi invasi»

L'esponente ecologista prende spunto dalla crisi idrica che ha colpito il territorio romagnolo per tracciare un decalogo di comportamenti virtuosi

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La crisi idrica che ha colpito il territorio di Forlì-Cesena, come tutta l’area della Pianura Padana, in primis con la secca del fiume Po, ha nuovamente portato alla ribalta idee e soluzioni più volte dibattute e fonti di polemiche. «Diciamo un ‘no’ forte e chiaro a nuove dighe e nuovi invasi artificiali a motivo del loro impatto ambientale e del loro costo economico, entrambi enormi ed insostenibili, che avrebbero sulla collettività», afferma Alberto Conti, presidente del WWF Forlì-Cesena. 

L’esponente ecologista suggerisce piuttosto di rivolgere gli investimenti ai programmi virtuosi di intervento verso una drastica riduzione dei consumi, una migliore gestione del territorio così da trattenere il più possibile l’acqua meteorica e ridurre le perdite idriche e avviare una grande campagna per la riduzione dei consumi energetici e dei rifiuti pubblici e privati.

«Con queste misure si otterrebbe un risparmio idrico ben superiore al quantitativo contenibile in qualsiasi nuovo invaso, che per altro sarebbe soggetto anch’esso all’imprevedibile variabilità climatica ed a precipitazioni estremamente irregolari», spiega Conti. Il presidente del WWF Forlì-Cesena coglie l’occasione per aggiungere che «I fenomeni estremi, che caratterizzano ormai da tempo il pianeta, e quindi anche i nostri territori, debbono rinnovare in noi una doverosa riflessione sul da farsi fin dal futuro immediato».

Ne nasce un vero e proprio decalogo del WWF di Forlì-Cesena che elenca: «In primo luogo, occorre che la risorsa idrica venga gestita in un’ottica di drastica riduzione dei consumi, il che vuol dire riduzione: sostenuta dei consumi idrici agricoli (quindi dismissione delle colture idroesigenti ed irrigazione goccia a goccia generalizzata); dei consumi idrici industriali (ogni industria dovrebbe avere un riciclo interno di acque reflue da depurare e riutilizzare) e dei consumi civili (tariffa idrica più onerosa a partire da un certo livello di consumi in su). In secondo luogo, occorre gestire il territorio in modo da: trattenere il più possibile l’acqua meteorica (quindi stop al consumo di suolo,aumento della biodiversità e della vegetazione,in particolare aumento delle fasce boschive lungo i fiumi, che consentono la filtrazione ed il mantenimento dell’acqua regolando i flussi idrologici, aumento dell’ agricoltura biologica), ridurre le perdite idriche nelle tubazioni, garantendo adeguati investimenti per la riqualificazione delle condotte idriche acquedottistiche e fognarie, e depurare adeguatamente le acque reflue civili, industriali ed agricole, inquinate non solo da residui organici, ma anche da rifiuti chimici, fitofarmaci, residui industriali pericolosi ed anche da tracce e residui di stupefacenti. In terzo luogo, di conseguenza, deve prendere piede il “grande partito” del risparmio idrico, che dovrebbe far capo, in primo luogo, alle amministrazioni locali, in quanto tali a diretto contatto col cittadino, le quali devono farsi prime promotrici di atteggiamenti e comportamenti virtuosi sotto tutti i profili, non solo idrici ma anche per la riduzione dei consumi energetici e dei rifiuti. In capo agli Enti di governo superiori (Stato e Regioni) dovrebbero essere gli investimenti per il riassetto idrogeologico e per la prevenzione dalle alluvioni».

«Se questi comportamenti virtuosi diventassero agenda quotidiana della pubblica amministrazione e della collettività non vi sarebbe più alcun motivo di costruire nuove dighe e si potrebbero invece indirizzare gli investimenti verso programmi virtuosi di intervento evidenziati nei tre punti precedentemente elencati. Al massimo, potrebbero prevedersi in un contesto di tutela e miglioramento della biodiversità, piccoli bacini di raccolta nella fascia collinare, ad uso di riserva idrica per le colture ivi ubicate, da finanziarsi con il contributo di privati ed agricoltori, ed anche dell’Ente Pubblico, nel caso sia accertato il concomitante interesse collettivo», conclude il presidente del WWF Forlì-Cesena.

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