Presentato da Federalberghi il rapporto sulla shadow hospitality e sulle bugie della sharing economy

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Federalberghi nazionale ha presentato oggi il rapporto sulla shadow hospitality, consegnato al Ministro Centinaio insieme ad un elenco di quasi 400mila appartamenti italiani disponibili su Airbnb ad agosto 2018, messo a disposizione di tutte le amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno. 

 

Secondo Federalberghi ad agosto 2018 nel territorio dell’Emilia Romagna risultavano disponibili su Airbnb 12.573 alloggi, in crescita del 61,59% rispetto ad agosto 2016, in cui erano pubblicizzati 7.781 alloggi. Degli annunci presenti su Airbnb.it in Emilia Romagna: 8.299 (66,01%) sono riferiti ad interi appartamenti; 7.098 (56,45%) sono disponibili per più di sei mesi; 7.158 (56,93%) sono gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio (Fonte: elaborazione dati Federalberghi/Incipit srl su dati Inside Airbnb).

Dall’analisi delle inserzioni presenti a livello nazionale sul principale portale di riferimento emergono quattro “grandi bugie” della “sharing economy”, evidenziate da Federalberghi: “Non si tratta di forme integrative di reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Più della metà degli annunci (il 62,22%) sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con casi limite di soggetti che gestiscono più di 4.000 alloggi. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. Più di tre quarti degli annunci (il 76,88%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali. Quasi due terzi degli annunci (il 64,58%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno. Infine, non è vero che le nuove formule si sviluppano dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.”

Federalberghi ha chiesto che “venga istituito con urgenza il registro nazionale degli alloggi turistici, per il rispetto della legalità da parte di queste nuove forme di accoglienza. E’ stata inoltre evidenziata l’intollerabile situazione di stallo che si registra sul versante fiscale. A più di un anno dall’entrata in vigore della norma nazionale che ha previsto l’applicazione di una tassazione agevolata per le locazioni brevi, sono ancora una netta minoranza gli intermediari che applicano la cosiddetta “cedolare secca” e comunicano i dati all’Agenzia delle Entrate. L’entità del danno provocato alle casse dello Stato è notevole. Basti considerare che nel 2016 i soli host di Airbnb hanno ricavato in Italia circa 621 milioni di euro, sui quali il portale avrebbe dovuto effettuare e versare ritenute per circa 130,4 milioni di euro. Considerando il tasso di crescita degli annunci, si può stimare che l’evasione dell’imposta nel primo anno di applicazione della norma sia stata pari ad almeno 200 milioni di euro.”

Sul sito www.federalberghi.it sono disponibili il testo integrale del rapporto sulla shadow economy e le mappe particolareggiate che fotografano la distribuzione degli host nelle venti regioni italiane. 

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